Chi non ricorda l’affascinante Nicolò di “Io ballo da sola” che fece innamorare Liv Tyler? E Lorenzo di “Non ho sonno” di Dario Argento? Oppure Boris di “Radiofreccia“… Sono solo alcuni dei tanti personaggi interpretati dal bellissimo Roberto Zibetti, attore torinese nato nel New Jersey l’11 marzo 1971.
Lo abbiamo intervistato per conoscerlo meglio e per scoprire i suoi futuri impegni e progetti.
Hai fatto innamorare una generazione quando uscì “Io ballo da sola” il bello, cattivo e impossibile..
R: Cattivo? Nicolò di Io Ballo da Sola? Rimango sempre stupito quando me lo dicono. A me sembrava solo un po’ farfallone. Gliel’ho anche chiesto a Bernardo (Bertulucci) quando l’ho rivisto qualche mese fa e lui m’ha detto che non l’aveva scritto per niente pensando ad un personaggio cattivo.
Com’è stato girare con Bernardo Bertolucci e con un cast così prestigioso? E come è stata l’esperienza in Toscana per la realizzazione di questo film?
R: Era un cast veramente hollywoodiano. C’erano degli attori enormi, Jeremy Irons, Jean Marais per dirne solo due. Liv Tyler aveva solo 17 anni ed era proprio una stella nascente. Poi c’erano Rachel Weisz, Joseph Finnes e un mucchio di giovani di talento. C’era un catering con le mozzarelle che arrivavano da Napoli ogni giorno e il vino fornito direttamente dai padroni di casa (Ricasoli). Cosa puoi volere di più? Ricordo che avevamo quasi tutti un cane sul set, il mio, che è morto solo pochi mesi fa, si chiamava Lapo; Lyv aveva un chiwawa grigio piccolissimo con tre metri di guinzaglio viola, la dialog-coach un bassethound di 19 anni che si chiamava “Andiamo”, Ignazio (Oliva) aveva un cane nero, Eva, che si vede anche nel film. Ad un certo punto Bernardo ci disse che pur trovandoli molto carini… non voleva più vederli sul set. Direi che non aveva per nulla torto, visto che un set è già una di per sé una cosa a metà tra un circo ed uno zoo. Ricordo che misi il mio in una pensione per animali vicino a Paerugia ed alla fine ci stava così bene che non voleva più venir via.
Nel 1996 arriva anche il primo ruolo da protagonista con “Cronaca di un amore violato” di Giacomo Battiato…
R: In verità questo è un film del 1994, viene cronologicamente prima di Io Ballo da Sola, ed è per questo film che Bertolucci mi vide in seguito per il cast del suo film. Per me “Cronaca di un amore violato” rimane un’esperienza tostissima. Prima di girarlo facevo dei sogni pesantissimi e ad un certo punto avevo anche pensato di rinunciare, perché lavoravo in continuazione e mi sembrava troppo. Poi sotto la guida di Giacomo (Battiato) che è una persona di enorme delicatezza, il set fu faticoso, sì, ma molto piacevole; ed il film a mio avviso è molto riuscito e forte.
“Poi Radio Freccia” nel 1998 con regia di Luciano Ligabue. Parlaci del tuo personaggio Boris, un individualista sempre pronto a criticare tutti. Sicuramente è un ruolo che non ti rispecchia, come si fa ad immedesimarsi in questo tipo di personaggi?
R: Per cominciare bisogna dire che il Liga è un vero grande. Quanto a Boris, se mi assomiglia, vediamo: in tutti i personaggi c’è tanto di noi. Un po’ rompi-balle io lo sono. Anzi parecchio. Ho avuto una formazione (Strehler, Ronconi, Grüber) molto rigorosa e quando lavoro non sono tenero né con me né con i miei collaboratori. E anche piuttosto cinico, per forza, visto il mondo in cui viviamo, anche se dopo aver preso atto del deserto io, per parte mia, insisto a concimarne accuratamente una parte e a far ricrescere la vegetazione, caparbiamente, anche se il sole la secca di nuovo di continuo. E’ una specie di compulsione necessaria. Ecco un paio di link dove potete dare un’occhiata ad una di queste “aiuole nel deserto” e seguirne i lavori, da Gennaio sarà attivo un vero e proprio social network a tema creativo, wait and see…
www.facebook.com/omtheater
www.facebook.com/stellarium.excinemairone
Nel 2000 “Non ho sonno”. Com’è stato lavorare con Dario Argento? Ti piacciono i thriller o preferisci altri generi cinematografici?
R: A me piacciono tutti generi di film, come in musica, purché siano belli. Dario ha la sensibilità dei grandi maestri e ogni volta che lo incontro mi accorgo di provare per lui un enorme affetto. E’ una lanterna che ti guida con coraggio in mezzo alle paure.
Nel 2004 “Zorba Il Buddha”. Com’era Andrea il tuo personaggio in questo film?
R: Fu un set particolare. Laksheen (il regista) è un seguace di Osho e cercava di portare queste istanze che riguardano la spiritualità (meditazioni, confronti) direttamente sul set. Questo creò un po’ di subbuglio perché gli attori sono esseri molto particolari. Diciamo che ho un ricordo molto “colorato” di quel mese in Turchia. Andrea era un po’ il marcione del gruppo, quello che vorrebbe idealmente fare grandi cose ma si perde a sniffare sogni troppo polverosi.
Il tuo ruolo è spesso quello del cattivo, ti ci rivedi in qualche personaggio? Com’è Roberto nella vita reale?
R: Ripeto, sono una persona molto esigente, con me e con gli altri, e son capace di ripassare dalla stessa cruna dello stesso ago più volte di fila, finché non mi è chiaro il passaggio: questa severità può facilemnte apparire fuori luogo, specie oggi che tendiamo per necessità ad accontentarci. Se poi aggiungi che più di tutto ritengo sia importante non prendersi troppo sul serio capisci che la contraddizione che ne deriva può facilmente essere declinata in personaggi, diciamo così, spiazzanti o fastidiosi.
Il segno zodiacale dei pesci è caratterizzato da sensibilità e dolcezza…
R: Sì, è vero. Cose che entrambe nel mondo di oggi vanno protette. Per questo son ben contento di avere un ascendente che si prende cura di me e media la mia posizione nella limpida e determinata casa della Vergine.
Di tutto quello che hai fatto nella tua carriera tra cinema, teatro e televisione cosa ti piace di più?
R: Tutto quello che faccio mi piace molto. La formazione è stata lunga e molto faticosa, specie psicologicamente, ma oggi sono felice di fare questo mestiere così vario e pieno di potenziali. Il mio cuore sta certo con il lavoro di ricerca, dei cui ultimi sviluppi ho dato qualche link sopra, e a cui lavoro da tantissimi anni. Oggi mi sembra che i tempi siano paradossalmente maturi per un ruolo attivo della fantasia. Continuo a pensare che il mio mestiere abbia a che fare con una vocazione e che sotto i teneri sprovveduti che sono gli artisti debbano nascondersi sofisticati costruttori di pace.
Hai lavorato con registi importanti anche internazionali. Tra tutti con quale ti sei sentito più a tuo agio?
R: La persona che mi ha cambiato le carte in tavola quando avevo 25 anni e mi ha indicato la strada più lunga e faticosa ma anche l’unica possibile si chiamava Klaus Michael Grüber, un regista di origine tedesca che viveva in Francia ed è mancato quasi due anni fa: stimatissimo da Jeanne Moreau, Bruno Ganz, Michel Piccoli, tra gli altri, ed a ragion veduta. Un vero poeta. Oggi mi manca un mucchio e non so cosa darei per passare un pomeriggio di chiacchiere con lui.
Oltre che attore sei anche regista teatrale e uno dei fondatori di ‘O Zoo No…
R: ‘O Zoo Nõ nacque proprio perché Grüber mi disse: “abbiamo capito di te, il punto sono gli altri”…E’ un luogo di autoformazione che è stato preziosissimo e mi ha aiutato a formulare delle ipotesi su come “coralizzare” il lavoro creativo in questo tempo nostro così furiosamente individualista. Ci ho speso enorme tempo e denaro ma i semi son stati piantati con cura ed aspetto fiducioso il raccolto negli anni che verranno.
Per quale personaggio ti ricordano di più i tuoi fans?
R: Spesso la gente mi ferma per strada e mi ricorda o Boris di Radiofreccia, che citavi prima, o Nicolò di Io Ballo da Sola o anche, molto spesso. Helmut Rudolph, il cattivissimo e tormentato antagonista di Incantesimo 6. Ah già, poi tantissimi si ricordano del “bambino cattivo” di Non ho sonno.
Qual è il tuo regista preferito?
R: Ne ho parecchi. Sono onnivoro quando la qualità è alta. Ci sono tantissimi giovani molto bravi, in Italia e fuori. Diciamo che mi piacerebbe molto incontarre Clint Eastwood, che in verità giovane non è, perché è anche attore e perché è musicista. La musica è per me un elemento fondante, specie nel lavoro di ricerca, credo sia l’elemento in grado di unire davvero le nostre interiorità, se questo vuol dire qualcosa.Trovo soprattutto che il Dottor Eastwood abbia un eccellente senso del mestiere e tiri fuori dal cappello dei film bellissimi ad un ritmo strepitoso. Certo un bel personaggio con il buon vecchio Quentin non lo rifiuterei…
Il tuo attore preferito?
R: Anche qui ce ne sono tantissimi, e molti per nostra fortuna appartengono alle nuove generazioni. Direi Sir Edward Norton, anche se non è Sir per la regina, lo è per me, vista la forza del suo lavoro in qualsiasi contesto.
Un’attrice con la quale ti piacerebbe lavorare?
R: Juliette Binoche.
Prossimi impegni sul grande e piccolo schermo? In teatro?
R: Sto lavorando a Torino sul set del remake televisivo de La Donna Della Domenica, film strepitoso di Comencini tratto da Fruttero e Lucentini. Io sono cresciuto a Torino, prima di trasferirmi a Roma, e quei due l’hanno fotografata come nessun altro. Mi diverto un sacco, la regia è di Giulio Base, e faccio Massimo Campi, il personaggio che faceva Jean Louis Trintignant. Sarà su Rai Uno in primavera. Teatro e cinema ci sono un paio di progetti in via di definizione.
Di cosa sei più fiero e, se c’è, qual è il tuo maggior rammarico?
R: La cosa di cui sono più fiero è il progetto ‘O Zoo Nõ che oggi prosegue con www.omtheater.com (il sito sarà attivo da Gennaio ma si può seguire l’evoluzione del progetto su facebook, my space, twitter, flicker). Rimorso? Mi viene in mente il famoso tormentone di Radiofreccia…”RIMORSO!”. No nessun rammarico, forse non esser stato spensierato nella mia adolescenza quanto avrei voluto, ma così è la vita.
Intervista a cura di Camilla Mencarelli