I dubbi sulle autoriduzioni dei canoni di affitto da parte delle società di telefonia mobile e il loro impatto sul bilancio comunale.
Un’interrogazione alquanto interessante è stata presentata dai membri del Gruppo Consiliare Sinistra Progetto Comune, Dmitrij Palagi e Antonella Bundu, relativa ai canoni di affitto per le antenne di telefonia mobile. L’interrogazione solleva una serie di dubbi in merito a quanto effettivamente stiano pagando le società di telefonia mobile per l’installazione delle loro infrastrutture e se ci siano state autoriduzioni da parte delle società stesse.
Il cuore dell’interrogazione è la discussione sul regime da applicare alle antenne di telefonia mobile che insistono su suoli comunali. L’Ifel (Istituto per la Finanza e l’Economia Locale) ha espresso il suo parere affermando che tali terreni dovrebbero essere soggetti a un canone di locazione contrattato, invece di un “Cup” (Canone Unico Patrimoniale), che risulta meno oneroso. Questa differenza nella categorizzazione potrebbe significare una variazione significativa nei pagamenti effettuati dalle società di telefonia mobile per l’utilizzo del suolo comunale.
La situazione è complicata dal fatto che con l’articolo 1, comma 831 bis, della Legge n. 160/2019 è stato introdotto un canone fisso di 800 euro per ogni impianto (Cup), un canone che non può essere modificato dal Comune e che si applica per le occupazioni di terreni facenti parte del demanio o del patrimonio indisponibile. In questo contesto, l’interrogazione fa notare che alcune società di telefonia mobile avrebbero cessato di pagare i canoni di locazione convenzionalmente pattuiti, ritenendo che la presenza delle antenne attribuisse automaticamente al terreno la qualifica di bene indisponibile.
Tuttavia, l’Ifel sottolinea che questa interpretazione non sembra coerente con la normativa vigente e con la giurisprudenza consolidatasi in materia. La giurisprudenza richiede che un bene sia effettivamente destinato a un pubblico servizio per essere considerato bene patrimoniale indisponibile, e ciò richiede un doppio requisito soggettivo-oggettivo.
Dunque, l’interrogazione chiede all’Amministrazione comunale di fare chiarezza su questa situazione, cercando di stabilire se prevalgano gli impianti su terreni/beni demaniali/indisponibili installati prima del febbraio 2019 e quindi assoggettati a canone unico e oneri aggiunti, oppure se prevalgano quelli installati su terreni/beni disponibili e quindi assoggettati a canoni concordati.
Infine, si interroga l’Amministrazione comunale anche sull’eventuale perdita economica per l’Ente a causa di queste presunte autoriduzioni e su possibili azioni di rivalsa intraprese dall’Ente stesso.
Questa interrogazione solleva questioni importanti riguardo ai canoni di affitto per le antenne di telefonia mobile e il loro impatto sul bilancio comunale. Gli amministratori pubblici sono ora chiamati a dare risposte concrete a queste domande, al fine di garantire che l’Ente riceva il giusto compenso per l’uso dei suoli comunali.