La proposta di Massimo Pieri dopo gli ultimi episodi di violenza in campo
Gli ultimi episodi di violenza nel calcio giovanile, violenza sia verbale che fisica, inducono a una serie di riflessioni. Per l’esperienza maturata sul campo, è il caso di dirlo, va da sé che non basteranno gli interventi che le istituzioni potranno e dovranno fare presso le scuole e presso le famiglie dei ragazzi che si sono resi responsabili di questi gesti. La risposta rischia di essere troppo circostanziata e insufficiente a restituire un messaggio non solo ri-educativo ma, nel complesso, educativo tout court.
Se è vero che lo sport da sempre ricopre un ruolo determinante nella nostra cultura, sociale e familiare, grazie alla sua funzione formativa, pratiche come quella di cui stiamo parlando devono avere un respiro più ampio della semplice punizione.
A questo proposito, lancio una proposta: andiamo oltre la squalifica. Il calcio dilettanti e il calcio giovanile potrebbe istituire una nuova forma di recupero, un recupero che stia al pari con l’eduzione più che con la rieducazione. In tale ottica propongo che, dopo averli giustamente squalificati, le società sportive mandino i giovani che si sono resi colpevoli di gesti di violenza a fare un servizio alla collettività e ad arbitrare le partite delle scuole calcio di altre società. Sarebbe questo un modo perché il giovane, pur pagando il prezzo del suo comportamento sbagliato e comprendendo l’errore, abbia anche modo di rendersi utile e percepirsi dunque come persona capace di azioni positive, aiutando i bambini a capire come ci si comporta in campo.