È sera ed al teatro La Pergola di Firenze va in scena Così è (se vi pare) di Luigi Pirandello. Uno spettacolo che mi vede coinvolto in prima persona tra il pubblico. Entro nel teatro e mi aggiro smarrito nella platea alla ricerca del mio posto ben indicato sul biglietto. Dopo aver guardato qua e là per la sala alla ricerca di un volto conosciuto, trovo la poltrona e mi segno. Accanto a me una poltrona vuota, ma ancora è presto, mancano ancora 20 minuti all’inizio. Voci soffuse e chiacchiericci vari mi accompagnano l’attesa per lo spettacolo rendendola piacevole. Si mi piace starmene lì ad ascoltare facendo orecchie da mercante e spesso sorrido di ciò che sento. Mancano ormai 5 minuti all’inizio e le luci diventano sempre più soffuse, ormai quella poltrona è destinata a restare vuota e penso a chi avrebbe potuto occuparla. Assorto nei miei pensieri passano altri 3 minuti e non m’accorgo che accanto a me c’è un signore in piedi, attende che io mi alzi e appena lo vedo trasalgo di innocente vergogna per non essermi accorto di lui. Mi scusi, dico, e mi alzo per farlo passare. È ben vestito, un abito beige, elegante, con un cappello e un bastone con un diadema, roba d’altri tempi. La barba piuttosto lunga e folta, gli occhiali e i capelli ormai grigi, sembra quasi uscito dalle mille lire, penso tra me e me sorridendo. A pelle mi è simpatico e il suo modo di fare mi da tranquillità. Passa, si siede accanto a me, attende che io mi segna e si presenta tenendomi la mano. Ricambio il saluto e stringendoci la mano lui si presenta: Piacere, Luigi! Piacere, Nicola! Rispondo e in un attimo si chiudono le luci, buio in sala. Lo spettacolo inizia. Un toccante messaggio di cordoglio letto per le vittime della strage sul lavoro di Via Mariti a Firenze riaccende le luci in sala e noto che il signor luigi s’è tolto il cappello e il soprabito tenendoli in collo su di se. Di nuovo buio e lo spettacolo inizia. Sipario, e le figure degli attori appaiono in scena proiettate con degli splendidi ologrammi. Vede, mi fa lui, adesso è come se vedesse in un cannocchiale rovesciato, annuisco e sorrido senza rispondere. Entrano gli attori e lo spettacolo inizia. Io e Luigi parliamo sottovoce nessuno ci sente, Luigi, chiede di me, cosa faccio, chi sono, rispondo lusingato del suo interesse e col passar delle scene si addentra nello spettacolo portandoci anche me. Parliamo ma nessuno ci sente o se ne accorge, mi pare strano, ma forse non lo è. Le scene passano, e si avvicendano gli interpreti, poi arriva lei la signora Frola, entra in scena la grande Milena Vukotic, magistralmente diretta dal maestro Geppy Gleijeses. La platea resta attonita vorrebbe abbracciarla nella sua interpetrazione, ma si accontenterà di poterla applaudire alla fine. Luigi mi dice, è semplicemente Divina, e quel Divina lo interpetro a modo mio. La Divina penso, si la Divina dello spettacolo. Milena Vukotic sta allo spettacolo come Carla Fracci sta alla danza. Una carriera tra cinema, teatro e televisione fanno di lei la Divina dello spettacolo, un’attrice di grande energia che fonde in sé bellezza, drammaticità, forza e comicità nel segno divino della perfezione. Ottantotto anni, due numeri che stanno a significare l’infinito, quello della sua arte, della sua professionalità e del suo cuore, donato totalmente al pubblico in ogni sua interpetrazione. La platea ascolta, osserva e apprezza in silenzio ogni sua movenza, leggiadra e decisa che porta lo spettatore ad essere lì in scena con lei. L’opera prosegue e Luigi il mio nuovo amico mi spiega perfettamente Pirandello e lo spettacolo in scena, fino al gran finale dove la verità grazie alle sue spiegazioni sembra appaia davvero così, reale, vera, sul palco davanti al pubblico e agli attori. Su il sipario e luci in sala, applausi a scroscio per tutti gli attori, bravissimi, Luchino Giordana, Marco Prosperini, Maria Rosaria Carli, Giorgia Conteduca, Antonio Sarasso, Dacia D’Acunto, Walter Cerrotta, Vicky Catalano, Giulia Paoletti. Così dopo l’orazione più che dovuta e un breve deflusso decido di uscire dalla sala seguito da Luigi. Fuori nel salone prima di uscire ci soffermiamo per salutarci, ma lui vista la piacevole conversazione ottenuta mi chiede di continuare nel nostro piacevole colloquio, invitandomi a prendere un caffè insieme. Accetto buon grado e andiamo verso il bar del teatro. Offro io con piacere e dietro un sorso e l’altro il dialogo si snocciola sempre sullo spettacolo, sul tema principale, su cosa sia veramente la verità. Poi ad un tratto mi viene spontaneo chiedergli. Ma tu Luigi, ancora non te l’ho chiesto, chi sei? Cosa fai nella vita? E lui mi guarda profondo, quasi m’ipnotizza, poi mi dice…Io sono chi vuoi che io sia, io sono Luigi, Luigi Pirandello….Per un secondo una luce m’abbaglia, la vedo solo io? Mi riprendo dal grande stupore, resto stordito e incredulo alle sue parole. Mi sa che ho sognato tutto, chissà, smarrito mi guardo intorno. Lui non c’è più e sul banco due tazzine da caffè vuote, chiedo allora al barista se lo avesse visto andar via o se avesse almeno salutato, ma il barista mi dice che accanto a me non c’era e non c’è mai stato nessuno, le due tazzine, una si era mia ma l’altra era lì da circa 20 minuti…se l’ era addirittura scordata sul banco. Trovo lo scontrino, ma risultava pagato un solo caffè, mi sento vuoto, chiedo un sorso d’acqua e sudando freddo esco dal teatro scansando le persone. Così con un pó di tristezza nel cuore m’incammino nella notte fiorentina, solo, rannicchiato nel mio cappotto verso la mia macchina pensando sul nostro incontro e domandandomi davvero chi fosse alla fine quel signore così distinto così ben vestito e cordiale che avevo conosciuto. Ritrovo la macchina e prima di salire capisco….Ora si…lui è colui che io voglio che sia…lui è Luigi Pirandello, alzo lo sguardo, osservo le stelle, accenno a un saluto e grido buonanotte maestro!
Nicola Biagi
Foto fonte: www.teatrodellatoscana.it