Nella Divina Commedia, i numeri rivestono un ruolo cruciale, da sempre oggetto di studio e interpretazione. Oltre ai simbolismi noti come le tre cantiche e i 100 canti, gli scrittori Monaldi e Sorti hanno svelato un complesso schema numerico celato nel poema dantesco, un enigma matematico che ha stupito gli esperti.
Consultando il professor Paolo Ferràgina dell’Università di Pisa, Monaldi e Sorti hanno appreso che la probabilità che questo schema sia frutto del caso è inferiore a una su circa cento milioni, confermando che è stato costruito appositamente. Ma perché nascondere questo intricato codice matematico in un’opera letteraria, se nessuno avrebbe potuto rivelarlo senza l’ausilio dei moderni mezzi tecnologici?
L’enigma matematico di Dante, come rivelato nel romanzo “Dante di Shakespeare III. Come è duro calle” pubblicato da Solferino Editore, è stato finalmente interpretato da Monaldi e Sorti. Ogni cantica della Divina Commedia contiene 33 canti, per un totale di 99 canti. La somma dei numeri dei versi di ogni canto, disposta in una griglia di 99 caselle, rivela figure geometriche con proprietà sorprendenti: una croce grande, una piccola e tre croci a X.
La croce piccola, con due bracci che sommano 33 (gli anni della morte di Cristo secondo Dante), e i quattro prolungamenti che sommano 9 (il numero di Beatrice nel Paradiso), sono solo alcuni degli elementi di questo intricato schema. Le tre X, formate da numeri diversi e accuratamente posizionate in ciascuna delle tre cantiche, suscitano ancora domande e riflessioni.
Monaldi e Sorti commentano che la vera sorpresa sta nel fatto che Dante, mentre componeva l’opera, si trovava in circostanze estremamente difficili, in esilio e perseguitato, senza i moderni strumenti tecnologici ma con una mente geniale che ha saputo tessere un intreccio così complesso e ricco di significati.