Le multinazionali estere hanno sempre giocato un ruolo fondamentale nella economia toscana, da quando nel lontano 1913 il chimico belga Ernest Solvay avviò la costruzione di una fabbrica a Rosignano, fondando così le basi per una presenza industriale significativa nella regione. Oggi, multinazionali come Nuovo Pignone-Baker Hughes, Eli Lilly, Gsk, Kering, Lvmh, e molte altre, contribuiscono in modo significativo all’economia toscana, generando un valore aggiunto di oltre 11 miliardi di euro e impiegando oltre 80.000 lavoratori.
Tuttavia, con il rallentamento degli investimenti esteri e le incertezze geopolitiche, è diventato cruciale creare le condizioni giuste per attrarre e mantenere investimenti stranieri. La Regione Toscana ha riconosciuto questa necessità e ha lanciato un bando, finanziato con 5,2 milioni di fondi europei, per incentivare gli investimenti dall’estero, con focus su progetti di ricerca industriale e sviluppo sperimentale.
Secondo i dati regionali, la Toscana ha attratto 157 progetti greenfield tra il 2017 e il 2023, generando oltre tre miliardi di dollari di investimenti e più di 10.000 posti di lavoro. Tuttavia, per mantenere e potenziare questa attrattività, la regione deve affrontare alcune sfide chiave, come la digitalizzazione e la formazione tecnica e scientifica.
Uno studio condotto da The European House-Ambrosetti ha identificato la digitalizzazione come un elemento cruciale per migliorare la competitività della Toscana. Attualmente, il tessuto imprenditoriale toscano è caratterizzato da un basso tasso di adozione di tecnologie digitali, e la mancanza di una diffusa connettività a banda larga rappresenta un ulteriore ostacolo. Solo una piccola percentuale di imprese utilizza tecnologie come l’intelligenza artificiale e l’e-commerce, evidenziando la necessità di investire in infrastrutture digitali e formazione tecnologica.
Inoltre, la regione deve affrontare la sfida della formazione del capitale umano, in particolare nel settore Stem (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica). La Toscana ha un basso numero di laureati in discipline Stem rispetto ad altre regioni italiane, il che limita la capacità attrattiva della regione per le multinazionali in cerca di talenti specializzati.
Per affrontare queste sfide, la Regione Toscana deve adeguare l’offerta formativa alle esigenze del mercato del lavoro e accelerare gli investimenti nelle energie rinnovabili e nelle nuove tecnologie. Solo attraverso un impegno congiunto del settore pubblico e privato sarà possibile garantire un futuro sostenibile e competitivo per l’economia toscana.