Firenze Rinasce dichiara:
“Lo scudo verde è l’ennesima misura classista, socialmente pericolosa e di dubbia efficacia messa in piedi dalla Giunta Nardella. Una misura che va di pari passo con l’abbattimento di centinaia di alberi, alla faccia del miglioramento della qualità dell’aria”. A dirlo è Nicola Baldini della lista Civica Firenze Rinasce.
“Non tutti i cittadini possono permettersi di abbandonare il proprio veicolo per un modello più recente e meno inquinante. Non tutti hanno una Tesla parcheggiata in garage. La misura rischia di colpire duramente chi, già alle prese con difficoltà economiche, si vede ora limitare la propria mobilità. La libertà di circolazione, diritto fondamentale in una società moderna, viene messa in discussione da un’iniziativa che, ignora le realtà sociali ed economiche dei fiorentini” prosegue Baldini.
Baldini conclude dichiarando che “lo Scudo Verde solleva questioni importanti sulla privacy, l’equità sociale e la libertà individuale e sicuramente, prima di procedere con tale zelo nel controllo e nelle restrizioni, sarebbe stato logico considerare approcci più inclusivi e meno invasivi”.
Sono perfettamente d’accordo.
Il nuovo e dilagante neopaganesimo pseudoecologico se ne infischia del diritto della persona alla libera circolazione sul territorio e alla loro privacy. Il sistema, tramite la targa, raccoglie sistematicamente dati sui movimenti quotidiani delle persone (identità, orari, percorsi, luoghi raggiunti etc.) un sistema che evidenzia a pieno il DNA stalinista e maoista dell’amministrazione che l’ha messo in atto e con ingente speda di pubblico denaro. L’assoluta assenza di qualsiasi forma di attenuazione o deroga (orari, festività, residenza, età, etc.) ne è la conferma evidente. L’impianto sanzionatorio, minacciato prossimo, evidenzia anche le finalità economiche per la finanza comunale e dubito anche che possa trasformarsi velocemente in un ticket fisso a prescindere dalla vetustà dei veicoli e dalla residenza dei circolanti. Ricordiamo che le generose promesse dei politicanti, specie in campagna elettorale, vanno comunemente interpretate al contrario.
Aggiungo, se posso, qualche altra nota all’assoluto fallimento della politica Giorgetti sulla circolazione citadina, esterna ed interna al centro propriamente storico. Una premessa teorica. Non si è mai capito che la cicolazione veicolare è simile alla circolazione di un fluido in una condotta; il fluido sono i veicoli e la condotta è la strada. La portata (ce lo insegnavano al liceo) è direttamente proporzionale alla velocità e alla comprimibilità del fluido e alla sezione della condotta. Se questi sono i parametri sui quali agire: i veicoli sono incomprimibili e la la velocità massima è limitata a 50Km/ora; dunque si può agire solo sulla sezione della condotta, nel nostro caso la carreggiata della strada. Ed ecco un’altra coglioneria della polita comunale: strade ridotte ad una sola carreggiata a senso unico, carreggiata fianchegaita da parcheggi sui due lati, piste ciclabili (in molti luoghi raramente usate) marciapiedi allargati su cui circolano abusivamente e pericolosamente bici e monopattini (qui la repressione non esiste!). Essendo così moltissime strade nella città, una sosta anche solo di emergenza (incidente, ambulanza, VV.FF., etc.) inchioda tutto il qualrtiere senza vie di scampo. Anche le rotatorie, dove ci sono, seguono lo stesso schema: larghe come un pascolo di campagna, ci si accede da uno strangolo delle vie di accesso che consente il passaggio ad un veicolo alla volta e tale resta la rotazione mentre dovrebbero mantenere lo stesso numero di corsie delle strade di accesso.
Mi fermo e non faccio riferimento ad esempi che sono davanti agli occhi di tutti. Il risultato finale sono code interminabili (compresi i mezzi pubblici) con veicoli che spurgano: la soluzione ideale dei problemi ecologici!
Non è mai stato eseguito un circuito periferico extraurbano per togliere l’attraversamento dell’urbano, come in molte grandi città, (vedi Bologna, Roma, etc.) o in picoli centri, ideato negli anni ‘960 dall’arch. Detti, assessore e urbanista, cui la sinistra faceva la guerra per incoffessabili ragioni come i cattolici la facevano a La Pira, e della cui idea restano (per fortuna !!!) il ponte all’Indiano e quello di Varlungo come due cimeli di una delle tante idee non realizzate. Altra sua idea era quella di una bretella autostradale tra Barberino del Mugello e Incisa Valdarno a evitare la congestione su Firenze dei mezzi pesanti sulla A1.
Anche la scelta della tramvia a celo aperto in una città affamata di spazio come Firenze, mi sembra una scelta preistorica, tecnica e urbanistia, a fronte di una metrotramvia in sotterranea o, ove possibile, in soprelevata, non risolve troppo brillantemente i problemi oltre assassinare definitivamente il delicato equilibrio estetico della ns. amatissima città.