Restauro storico di Ponte Vecchio: grazie al Comune e agli Antinori

ByGiovanni Buccarelli

Aprile 12, 2024

Ponte Vecchio tornerà a splendere. Saranno spesi due milioni di euro per il restauro, con l’aiuto economico da parte degli Antinori. Il progetto è stato ideato nel 2022, con l’inizio dei lavori previsto per il prossimo autunno. La famiglia Antinori, proprietaria dell’azienda vitivinicola Marchesi Antinori, collabora con Palazzo Vecchio. Saranno sviluppate piattaforme a cantieri galleggianti per il 50% del complesso intervento.

 

L’intervento è iniziato nel 2022 e gli esami diagnostici hanno confermato che l’intervento effettuato dopo l’alluvione del 1966 ha garantito la stabilità del Ponte. Finora, il Ponte Vecchio non presenta nessun problema. I lavori sui piloni e sulle spalle del ponte sono previsti per il periodo estivo del 2025, mentre quelli relativi alle arcate sono pianificati per l’estate successiva, in modo da sfruttare il livello più basso delle acque fluviali.

 

Il Ponte Vecchio è il simbolo della città di Firenze, avendo resistito ad alluvioni, incendi e all’invasione nazifascista.

 

Dario Nardella ha dichiarato: “Il Ponte Vecchio non ha problemi di stabilità, è saldo e ancorato, ma soffre dei malanni tipici di un qualunque manufatto posto all’aperto, soggetto ai fenomeni atmosferici e alle piene del fiume. È un progetto storico, come quello di restauro del Colosseo”.

 

“Vogliamo restituire qualcosa alla città,” spiega il presidente onorario della Marchesi Antinori, Piero Antinori, l’inventore del Tignanello. “La storia della nostra famiglia è da sempre legata alla città di Firenze, sin dal XIII secolo. Essere di Firenze e fiorentini è un vantaggio anche commerciale. I 50 anni di Tignanello, vino che ha segnato la storia vitivinicola toscana e italiana”.

 

Un ricordo personale: “I ponti di Firenze erano stati tutti distrutti dai nazisti nell’estate del 1944, tranne il Ponte Vecchio che era quindi trafficatissimo. Ricordo come un incubo quando lo attraversai, tenendo la mano di mia madre con la paura di poterci separare e di perdermi, per andare sulla riva opposta, dove un calesse ci condusse proprio nella tenuta di Tignanello dove passammo da sfollati il periodo fino alla fine della guerra.

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