“Per anni non ha pagato le multe che riceveva e adesso gli è arrivato il conto per quei 175 verbali ignotati e regolarmente notificati dal Comune di Firenze, accumulando un debito di oltre 30mila euro. Sanzioni che spaziavano dal divieto di sosta in ztl o in area pedonale al transito nelle corsie preferenziali, dall’eccesso di velocità, alla sosta sul marciapiede o agli incroci. L’automobilista, un sessantenne fiorentino, è stato fermato per un controllo dalla Polizia Municipale che gli ha confiscato l’auto, un suv di ultima generazione, valore oltre 50.000 euro, pignorato per il debito non pagato.” (Repubblica Firenze, 29.3.2024)
Leggere una notizia del genere fa pensare. Esistono, evidentemente, persone abbienti (altrimenti non potrebbero circolare su mezzi da un costo del genere), che “se ne fregano” della convivenza civile, delle regole, dell’amministrazione pubblica. Persone dotate di una notevole dote di arroganza tale da pensare di essere al di sopra delle legge, convinte di vivere in una società in cui prevalgono i più “forti” o i più “furbi”, secondo la logica Homo homini lupus del filosofo inglese Thomas Hobbes, secondo il quale la natura umana è fondamentalmente egoistica, e a determinare le azioni dell’uomo sono soltanto l’istinto di sopravvivenza e quello di sopraffazione. Una filosofia coerente con dottrine politiche che avevano come proprio motto fondante, appunto, “me ne frego”.
Collezionare multe per le motivazioni riportate dall’articolo di Repubblica Firenze già descrive una tipologia di automobilista che non si cura minimamente, non solo delle regole, ma soprattutto dei diritti delle altre persone. Sostare ad esempio sul marciapiede o su un incrocio significa creare un danno ad altre persone più deboli, siano essi disabili, anziani o bambini. Persone dello stesso tipo di quelli che “andavano a 100 all’ora davanti ad un asilo” o lasciavano la propria Maserati parcheggiata sulle strisce pedonali e sul marciapiede, ad un incrocio e interrompendo anche il percorso per non vedenti. [tutte notizie riprese dall’Osservatorio sulla Mobilità Urbana Sostenibile di Kyoto Club e Clean Cities Campaign.]
La civile convivenza deve invece basarsi su un altro modo di vedere e di comportarsi quotidianamente, ispirato ad un altro motto, quello che Don Milani esponeva su un cartello all’ingresso della sua scuola di Barbiana, “I care“, letteralmente mi importa, mi interessa, ho a cuore. Questa frase riassumeva le finalità educative di una scuola orientata alla presa di coscienza civile e sociale.
Se il mio modo di vivere è improntato a “I care“, non mi verrà in mente di lasciare l’auto dove posso danneggiare altre persone o di lanciare il mio bolide ad una velocità tale da poter investire persone a piedi o in bicicletta, perchè avrò interiorizzato il concetto che bisogna sempre preoccuarsi delle conseguenze delle proprie azioni sugli altri. Se compirò delle infrazioni a delle regole che sono state stabilite per garantire appunto la convivenza con gli altri, mi preoccuperò di pagarle perchè sono consapevole di aver sbagliato
Non siamo più uomini primitivi che viaggiavano con la clava in mano, ma persone civili che vivono in una società fondata su diritti, doveri, regole comuni, e questo vale anche per chi si pone alla guida di un veicolo.
Vedi l’articolo completo su Ambientenonsolo