La Fiorentina pareggia 1-1 nella gara di ritorno di semifinale di Conference League allo stadio Jan Breydel di Bruges, approdando alla finale di Atene come unica squadra imbattuta della competizione. Dopo 62 anni la Fiorentina torna a disputare due finali consecutive con una vittoria totale più che meritata. Il Bruges parte forte fin da subito mettendo pressione alla squadra gigliata che si limita ad amministrare il vantaggio. Una gestione a tratti un pò leggera che consente ai belgi di rientrare in partita al 20′ con un gol di Vanaken bravo a bucare la difesa viola.
Un assist di Rodrigues imbecca il numero 20 del Bruges che di testa tocca quel tanto che basta a battere l’incolpevole Terracciano. La Fiorentina però dopo lo svantaggio subito si ricompatta ed inizia a macinare gioco, prendendo coraggio via via e sfiorando più volte il gol del pareggio nei primi 45′. Al 23′ Gonzalez scatta bene in contropiede però calcia addosso al portiere del Bruges, sulla respinta Beltran tira di prima intenzione verso la porta avversaria ma la palla termina a lato di poco.
Dopo 2′ un tiro cross che Belotti devia sotto misura esce nuovamente a lato e al 35′ Kouame con un sinistro poderoso colpisce la traversa. La palla batte sulla riga dando l’impressione del gol ma non la supera del tutto e quindi resta un nulla di fatto. L’ultimo rischio dei primi 45′ tocca però alla Fiorentina, Ordonez riceve un cross dalla destra, ma da due passi mette a lato.
Nella ripresa il Bruges riparte convinto e Arthur per poco al 50′ non la combina, mettendo in corner un pericoloso pallone nell’area piccola della porta difesa da Terracciano. Ma la Fiorentina col passar dei minuti prende tono e coraggio nuovamente alla ricerca di un gol per poter rimettere la situazione a proprio vantaggio. Così intorno al 70′ i viola iniziano a dare chiari segnali di potercela fare. Al 75′ Biraghi colpisce nuovamente la traversa da calcio piazzato con Mignolet battuto e al 76′ un minuto dopo nuovamente Kouame con un bellissimo stacco di testa in mezzo all’area avversaria colpisce il palo interno alla sinistra di Mignolet. La Fiorentina attacca e pressa, Mandragora ci prova da fuori ma il tiro viene respinto, entrano poi forze fresche Nzola e Duncan, aumentando la pressione gigliata sui nero blu.
Un forcing che da i suoi frutti quando all’82’ Mechele colpisce con una ginocchiata in area Nzola alla testa. L’arbitro il turco Halil Umut Meler non ha dubbi e decreta il calcio di rigore per la Fiorentina ammonendo il difensore del Bruges. Beltran s’incarica della trasformazione e con un tiro secco e preciso batte Mignolet che aveva intuito la traiettoria del tiro. È un gol pesantissimo che arriva al momento giusto per la Fiorentina. Dopo il gol gli uomini di mister Italiano ormai dopo aver preso le misure ai padroni di casa si limitano a gestire il risultato.
La squadra Belga cerca di riaprire nuovamente la gara per approdare se mai ai supplementari ma col passar del tempo le energie vengono meno e nonostante un ampio recupero la Fiorentina legittima l’approdo alla finale di Atene. Una doppia sfida impegnativa per la Fiorentina nei 180′ complessivi che ha visto la squadra gigliata subire tre reti per dei peccati “veniali” capaci di mettere sempre in bilico il discorso qualificazione. La Fiorentina esce comunque vittoriosa, consapevole di aver disputato due gare di altissimo livello e dove la differenza con l’avversario alla fine è uscita fuori con grande merito di tutti i protagonisti, sia in campo che sugli spalti.
Una grande Curva Fiesole all’andata che sotto un nubifragio costante nei primi 45′ ha mostrato con orgoglio la propria scarpata e i suoi vessilli, rispondendo Presente! nella trasferta in Belgio e premiata con la qualificazione del suo grande cuore viola. Una qualificazione che poteva essere anche meno precaria se solo la Fiorentina avesse sprecato meno sotto porta e se la dea bendata unita ai guantoni di Mignolet nella gara d’andata fossero stati più benevoli.
Un passaggio del turno comunque meritato e che rende merito ad una squadra che non ha mai mollato ed ha saputo aspettare il momento giusto per poter piazzare il colpo vincente, senza farsi prendere da pericolosi affanni o ansie da prestazione, segno di una buona maturità totale del gruppo. Adesso serve pensare a concludere bene anche Il campionato e poi puntare al massimo per la finale di Atene alla caccia di un trofeo che da troppo tempo manca sulle rive dell’Arno.