Studio rivela che il fumo modifica il DNA anche dopo 30 anni dall’ultima sigaretta

ByMargarida Ferreira Rodrigues

Settembre 12, 2024

Un recente studio pubblicato sul Journal of Cardiovascular Genetics rivela che il fumo di sigaretta è in grado di alterare il DNA umano anche a distanza di trent’anni dall’ultima sigaretta fumata. Questi cambiamenti epigenetici, ovvero modificazioni chimiche che regolano l’attività dei geni, rimangono nel tempo e contribuiscono all’insorgenza di gravi patologie, come infarti e ictus, negli ex fumatori.

Effetti epigenetici del fumo sul DNA

La ricerca condotta dal prof. Andrea Baccarelli della Harvard School of Public Health dimostra che le alterazioni epigenetiche nei fumatori non tornano mai alla normalità, anche dopo decenni dall’interruzione del fumo. Il meccanismo principale che si verifica è la metilazione del DNA, che agisce come un interruttore, spegnendo o accendendo i geni. Questo processo, indotto dal fumo, aumenta significativamente il rischio di sviluppare patologie cardiovascolari.

Inquinanti ambientali e salute prenatale

Non solo il fumo, ma anche l’esposizione a inquinanti ambientali lascia impronte genetiche già prima della nascita, influenzando negativamente la salute umana fin dalla gravidanza. Studi su placente umane hanno rilevato che la tipologia di inquinanti presenti nell’ambiente varia a seconda della fonte, come il traffico o l’industria pesante, ed è responsabile di differenti modificazioni epigenetiche.

Impatto globale sulla salute

L’interazione tra inquinanti ambientali e patrimonio genetico è legata all’incremento di patologie come l’asma, il diabete e altre malattie croniche. Si stima che entro il 2050 i casi di diabete nel mondo cresceranno del 51%, passando da 463 milioni a 700 milioni​. Tra i principali responsabili di questi effetti troviamo metalli pesanti, pesticidi e polveri sottili, emessi principalmente dal traffico urbano​.

Appello alla prevenzione ambientale

Personalità scientifiche di spicco, tra cui il genetista Richard Roberts e il presidente della Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA) Alessandro Miani, sottolineano la necessità di un cambiamento nella prevenzione sanitaria. Si invoca un approccio che rimuova le cause ambientali delle malattie croniche, specialmente in ambito pediatrico, ponendo l’accento su una prevenzione primaria delle malattie legate all’inquinamento​.

Questo studio dimostra come il fumo e l’inquinamento possano lasciare segni permanenti sul nostro DNA, aumentando il rischio di malattie croniche anche molti anni dopo l’esposizione. La prevenzione ambientale e la consapevolezza degli effetti epigenetici rappresentano la chiave per contrastare questi gravi impatti sulla salute.

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