È stata vinta dal Rione delle Fornaci, 19 anni dopo l’ultimo trionfo. Il rione ha vinto la 98ª edizione della festa. Quasi 5.000 persone hanno assistito all’evento clou della festa, celebrato grazie all’impegno di tutti. I quattro rioni hanno presentato musical curati nei minimi dettagli, valutati da una giuria composta da 15 membri tra tecnici e rappresentanti. Le coreografie possono essere paragonate, per la bellezza, a quelle del Carnevale di Viareggio. È stato un evento che ha superato le aspettative.

La Storia
La festa è nata per pubblicizzare i prodotti delle fattorie più importanti del paese. Nel 1932 nascono in paese i quattro rioni: Pallo, Santa Maria, Fornaci e Sant’Antonio. I carri seguono il tema dell’uva e la coppa è rappresentata in terracotta, altra tradizione storica degli imprunetini. Tra le iniziative legate alla festa vi è anche la tradizione del “Peposo Day”. Le cronache si fermano all’edizione del 1938. Con l’avvento della Seconda Guerra Mondiale, i festeggiamenti vengono interrotti. Impruneta pagherà un duro prezzo in termini di vittime civili e danni al patrimonio, anche artistico. Negli anni tra il 1945 e il 1950 l’opera di ricostruzione materiale procede spedita. Nel contempo, la guerra combattuta sul campo lascia il passo alle contrapposizioni ideologiche alimentate dalla “guerra fredda”. La decisione di riprendere la Festa trova notevoli ostacoli, e i promotori devono fronteggiare l’opposizione, soprattutto di chi ricorda l’origine voluta dal regime fascista.Le ricerche condotte fino ad oggi e i documenti d’archivio ci dicono che ufficialmente la Festa dell’Uva dell’Impruneta nacque nel 1928, quando il paese si trovava ancora sotto la giurisdizione del Comune del Galluzzo. Nulla si sa di quella prima festa, ma tutto ciò che è stato conservato di quel periodo indica quella data d’inizio.È certo dunque che la festa è precedente all’atto del Governo Fascista, che stabilì il 28 settembre 1930 come giorno ufficiale per lo svolgimento della prima Festa Nazionale dell’Uva. Ma allora perché nel 2016 si è celebrato il novantesimo anniversario della Festa? Perché, dopo l’interruzione dovuta alla Seconda Guerra Mondiale, si è erroneamente stabilito che tutto fosse cominciato nel 1926, forse con l’intento di attribuire a Impruneta la primogenitura di questo tipo di manifestazioni. Da allora, ogni prima domenica d’autunno, nella splendida cornice di Piazza Buondelmonti, si festeggia il frutto della vite con una sfilata di carri allegorici.

Il Motore della Festa

Viene naturale domandarsi: perché questa Festa, a dispetto dell’età, vive ancora? Sicuramente perché non è una rievocazione storica dei bei tempi antichi, al contrario si tratta di una manifestazione in continua evoluzione. Motore del cambiamento sono le persone che danno anima ai quattro rioni, ciascuno dei quali ha un carattere ben definito e diverso dagli altri. Queste diversità si riflettono nel modo di vivere ed interpretare la Festa, e ogni “popolo” ha la sua ricetta per coinvolgere emotivamente gli spettatori durante la propria sfilata.La lettura in filigrana delle sfilate lungo i novanta anni di storia della Festa dell’Uva fa trasparire i fenomeni sociali ed economici che hanno segnato la storia del nostro paese e della nostra nazione. La festa nasce in anni di crisi economica per promuovere il consumo d’uva. L’agricoltura è la prima fonte di reddito del territorio: grano, olio e vino sono i prodotti principali. Inoltre, Impruneta è famosa per il cotto e nel paese vi sono falegnami, fabbri e piccoli artigiani. Le fattorie più importanti del paese, con l’aiuto degli artigiani chiamati per l’occasione, iniziano a portare in piazza dei carretti che addobbano con uva bianca e nera. I carri sono completati da bambini o giovani che fanno da comparsa. Quella che sembrava una trovata forse estemporanea, in realtà cresce da subito in modo forse inaspettato.

Dal 1929 Impruneta diventa comune autonomo e forse anche questo fatto contribuisce alla crescita ed affermazione della Festa del paese. Nei primi quattro anni la competizione è fra le fattorie: nelle cronache si ritrovano citate la pluripremiata Alberti di via Paolieri, Isola di Bagnolo e Botti. Contemporaneamente, gli imprunetini iniziano ad organizzarsi: vogliono che la loro Festa possa distinguersi dalle altre che stanno nascendo nel circondario e decidono di realizzare costruzioni gigantesche sopra il pozzo che sorge nel bel mezzo della piazza principale. Riproducono fiaschi, tini, strettoi, aie con pergolati che destano l’ammirazione del sempre più numeroso pubblico, arrivato da Firenze per partecipare alla Festa e godere della distribuzione gratuita di vino.

La Festa è pronta per il primo salto di qualità: si tratta di mettere a frutto quanto gli imprunetini dimostrano di saper fare. Così, nel 1932, il comitato organizzatore disegna all’interno del paese i confini dei quattro rioni, corrispondenti ai quattro “popoli” disposti lungo le direttrici principali che divergono dalla piazza principale.

L’Evoluzione della Festa

In meno di dieci anni, le poche decine di persone che partecipavano alla realizzazione dei carri diventano un intero paese. I pochi spettatori della prima edizione diventano una piazza piena che applaude la bravura degli artigiani rionali, che adornano i loro carri con quintali di grappoli disposti a formare figure ed oggetti. Negli anni prima della guerra, l’attenzione è concentrata sulla riproduzione di oggetti, spesso ingrandimenti di grappoli, vasi vinari o attrezzi della vita contadina. Le comparse impersonano contadini in festa, più raramente personaggi mitologici o legati all’antichità classica.Le cronache si fermano all’edizione del 1938. Con l’avvento della Seconda Guerra Mondiale si interrompono i festeggiamenti. Impruneta pagherà un duro prezzo in termini di vittime civili e danni al patrimonio anche artistico. Negli anni fra il 1945 e il 1950 l’opera di ricostruzione materiale procede spedita. Nel contempo, la guerra combattuta sul campo lascia il passo alle contrapposizioni ideologiche alimentate dalla “guerra fredda”. La decisione di ripartire con la Festa trova notevoli ostacoli, e i promotori devono fronteggiare l’opposizione soprattutto di chi ricorda l’origine voluta dal regime fascista.Tuttavia, nel settembre del 1950, la Festa dell’Uva di Impruneta riprende il suo cammino dal punto in cui si era forzatamente interrotto. La piazza gremita di folla, un tino gigantesco sopra al pozzo, i quattro rioni, le frazioni, la fattoria Alberti: lo sforzo di tutto il paese viene ripagato. Alla realizzazione dei carri allegorici lavorano giovani e meno giovani, molti uomini e sempre più donne, di estrazione sociale diversa e anche ideologicamente schierati su fronti differenti. Con il passaggio dalla ricostruzione al boom economico, la Festa comincia a cambiare i propri connotati. Si iniziano a riprodurre sui carri oggetti che non appartengono alla vita contadina o direttamente legati all’uva: un treno, un veliero, una chitarra, una conchiglia, un mulino a vento. Le comparse aumentano di numero, e ciascun rione sviluppa la propria sfilata tipicamente su tre carri. Una giuria, posizionata in cima alla piazza, valuta il lavoro dei rionali.Dalla rinomanza locale anno dopo anno, anche grazie all’opera di promozione da parte degli organizzatori, la Festa diventa sempre più famosa. Ne danno evidenza le partecipazioni delle attrici Sylva Koscina, Sandra Milo e Sandra Mondaini, e di celebri bande musicali.

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