La ricerca condotta a San Gimignano mostra segni di cambiamento nei detenuti per reati di mafia grazie al percorso formativo e all’intervento psicologico
Un risultato inaspettato emerge da una ricerca condotta all’interno della casa di reclusione di San Gimignano: la detenzione e un percorso formativo universitario potrebbero mitigare alcuni tratti caratteristici della personalità dei detenuti per reati mafiosi. Lo studio, presentato oggi, ha suscitato grande interesse nel mondo della psicologia e della riabilitazione.
Un’indagine approfondita
L’Ordine degli Psicologi della Toscana, in collaborazione con l’Università di Palermo e L’altro diritto, ha condotto un’analisi approfondita su un gruppo di detenuti che scontano lunghe pene per associazione mafiosa e che sono coinvolti in percorsi formativi universitari. Attraverso questionari e interviste, i ricercatori hanno cercato di comprendere come la detenzione e l’intervento psicologico influenzassero la personalità di questi individui.
I primi risultati dello studio sono sorprendenti. Alcuni tratti caratteristici della personalità mafiosa, come la tendenza a manipolare, l’egocentrismo e l’assenza di empatia, sembrano attenuarsi nel tempo. “Sembra che il trattamento detentivo e il percorso di studi abbiano interferito in maniera positiva sulla personalità dei detenuti, generando nuove prospettive di pensiero e un’apertura mentale maggiore”, spiega la psicologa Ilaria Garosi.
Un futuro più luminoso
Questi risultati offrono una prospettiva di speranza. Dimostrano che è possibile intervenire sulla personalità di queste persone, favorendo un processo di cambiamento e di riabilitazione. “La presenza degli psicologi nelle carceri è fondamentale”, afferma Maria Antonietta Gulino, presidente dell’Ordine degli Psicologi della Toscana. “Dobbiamo offrire a queste persone la possibilità di riflettere sulle proprie azioni e di costruire un futuro diverso”, sottolinea Gulino.
L’importanza della formazione
Un ruolo chiave nel processo di cambiamento sembra essere giocato dal percorso formativo universitario. Lo studio ha evidenziato come l’acquisizione di nuove conoscenze e competenze possa contribuire a modificare le prospettive di vita dei detenuti e a favorire un loro reinserimento sociale.
Le sfide future
Nonostante i risultati positivi, la strada è ancora lunga. Sono necessarie ulteriori ricerche per approfondire i meccanismi psicologici alla base di questi cambiamenti e per sviluppare interventi sempre più efficaci. Inoltre, è fondamentale investire nella formazione degli operatori penitenziari e nella creazione di programmi di riabilitazione personalizzati.