Firenze fu colpita da una delle più gravi catastrofi naturali della sua storia recente: un’alluvione devastante che causò danni incalcolabili al patrimonio artistico, architettonico e culturale della città, oltre a seminare morte e disperazione tra i suoi abitanti. Questa data resta impressa nella memoria collettiva dei fiorentini e rappresenta un monito sull’importanza della tutela dell’ambiente e del patrimonio culturale.
La dinamica dell’alluvione
Tutto ebbe inizio con giorni di piogge incessanti che colpirono gran parte dell’Italia centro-settentrionale, portando fiumi e torrenti a livelli di guardia. Il fiume Arno, che attraversa Firenze, si gonfiò oltre ogni previsione a causa della portata anomala delle piogge, arrivando a tracimare le sue sponde nella notte tra il 3 e il 4 novembre. In breve tempo, l’acqua raggiunse il centro storico della città, inondando strade, palazzi e chiese.Alle prime luci del mattino, il livello dell’acqua era già talmente alto che molti quartieri di Firenze risultavano irraggiungibili. Le strade si trasformarono in torrenti impetuosi, trascinando via automobili, alberi, e detriti di ogni tipo. L’acqua salì fino a 5 metri in alcune zone, penetrando negli edifici e devastando tutto ciò che incontrava sul suo cammino. A farne le spese furono soprattutto i quartieri più vicini al fiume e quelli posti nei punti più bassi della città, come Santa Croce e San Niccolò.
Il patrimonio artistico a rischio
Firenze, culla del Rinascimento e custode di inestimabili tesori artistici, subì perdite devastanti. La Galleria degli Uffizi, il Museo Nazionale del Bargello, e la Biblioteca Nazionale Centrale furono tra i principali edifici colpiti. Mentre l’acqua invase queste strutture, molte opere d’arte vennero danneggiate irreparabilmente. Tra le opere più celebri che subirono danni ci furono il Crocifisso di Cimabue nella Basilica di Santa Croce, che perse il 60% della sua pittura originale, e una vasta collezione di manoscritti e libri rari che vennero sommersi e danneggiati dalla melma.
Gli angeli del fango
In risposta alla catastrofe, Firenze vide nascere una straordinaria mobilitazione di solidarietà. Da tutto il mondo arrivarono giovani volontari, ribattezzati “Angeli del Fango”, pronti ad aiutare a salvare i capolavori sommersi e a ripulire le strade e i palazzi dalla melma e dai detriti. Questo esercito di giovani, armati di pale, secchi e buona volontà, lavorò giorno e notte per recuperare libri, dipinti e sculture, cercando di limitare il più possibile i danni e preservare ciò che restava del patrimonio artistico della città.
Gli Angeli del Fango divennero un simbolo della rinascita e della resilienza di Firenze, dimostrando come l’amore per l’arte e la cultura potesse unire persone di ogni provenienza in nome di una causa comune.
Le conseguenze e le lezioni imparate
L’alluvione di Firenze fu un evento che lasciò cicatrici profonde non solo nel paesaggio urbano, ma anche nella coscienza collettiva dei fiorentini e degli amanti dell’arte di tutto il mondo. Oltre ai danni materiali, stimati all’epoca in miliardi di lire, l’alluvione sollevò importanti questioni sul ruolo della tutela del patrimonio culturale e sulla gestione del territorio. Da quel momento in poi, ci fu una maggiore consapevolezza della necessità di proteggere i beni culturali da catastrofi naturali, e si fecero passi avanti nelle tecniche di restauro e conservazione delle opere d’arte danneggiate.Negli anni successivi, furono intraprese iniziative per migliorare la sicurezza idraulica di Firenze e del bacino dell’Arno, con interventi mirati per evitare che simili disastri potessero ripetersi. Inoltre, l’alluvione del 1966 fece nascere il concetto di protezione civile moderna in Italia, promuovendo una cultura della prevenzione e della gestione delle emergenze.
L’eredità dell’alluvione
Oggi, a distanza di oltre cinquant’anni, l’alluvione del 4 novembre 1966 resta un ricordo indelebile per Firenze e un capitolo doloroso della sua storia. Ogni anno, in questa data, la città rende omaggio alle vittime dell’alluvione e agli Angeli del Fango, celebrando il coraggio e la solidarietà che permisero a Firenze di risollevarsi.
L’alluvione del ’66 ci ricorda quanto Firenze sia preziosa, non solo per i suoi abitanti ma per l’intera umanità, e quanto sia fondamentale il rispetto per l’ambiente e la cura del patrimonio artistico. La tragedia di quel giorno rimane un simbolo della forza e della determinazione di una comunità capace di risorgere e di difendere i propri tesori per le generazioni future. Purtroppo in questi giorni in Spagna ci sta verificando una situazione simile nei pressi di Valencia