La politica Toscana festeggia i propri insuccessi
A Firenze sabato 25 gennaio l’inefficienza amministrativa si è vestita di successo solo trent’anni per un tram.
L’inaugurazione della variante Vacs della tramvia di Firenze, presentata sabato scorso come un trionfo dall’amministrazione comunale, in realtà a noi sembra il festeggiamento dell’inefficienza del sistema amministrativo italiano e del Comune di Firenze in particolare.
La realizzazione di una rete tranviaria, nata come idea oltre 30 anni fa, viene oggi celebrata nonostante tempi biblici, costi spropositati e un impatto discutibile sulla mobilità cittadina. È lecito chiedersi: c’è davvero qualcosa da festeggiare?
Un progetto datato in un mondo che è cambiato, ricordo negli anni novanta il referendum consultativo del Comune di Firenze un referendum che chiedeva sostanzialmente se si preferiva una metropolitana sola o una rete tramviaria articolata di superfice a parità di costo, ovviamente posto in questi termini i pochi partecipanti (io rammento di essere stato tra questi ma votai per la metropolitana) si pronunciarono per il tram di superfice.
A quel punto dopo quest’iniziale decisione l’idea della tramvia fiorentina prese forma e fu accantonata l’idea di una metropolitana leggera, con il pretesto tra l’altro che il sottosuolo fiorentino è ricco di beni artistici, culturali e archeologici che andrebbero persi per creare un passaggio uno dei falsi problemi fatti circolare nell’opinione pubblica fiorentina come verità assoluta che lentamente si è sedimentata nei fiorentini ai quali però non si è fatto notare che in altre realtà del nostro Paese altrettanto ricche di storia e come Milano in Piazza Duomo o Piazza di Spagna a Roma hanno le loro belle fermate della metropolitana e tra le altre durante un’amministrazione di sinistra a Roma se ne sta realizzando una nuova in Piazza Venezia a due passi del Colosseo, oltretutto, ai Fiorentini preoccupati per il proprio patrimonio culturale sepolto, nessuno ha fatto notare che poco lontano a Sesto Fiorentino la cui amministrazione da sempre in simbiosi politica con il capoluogo ha consentito la realizzazione di un supermercato sopra una Villa Romana, relegandola in un angolo del parcheggio sotterraneo del supermercato stesso, opportunamente occultata ai parcheggiatori con sopra il punto vendita decathlon e sinceramente nella provincia dove la sovraintendenza ha giustamente voce su qualsiasi lavoro edile fa specie che sia stato possibile racchiudere un insediamento archeologico così importante ed esteso in un parcheggio sotterraneo di un ipermercato.
Ecco perché non solo il sottoscritto ma anche molti concittadini da sempre avrebbero preferito una metropolitana per il centro storico che potesse trasformarsi in tram di superfice, oppure similarmente a quanto realizzato a Padova un tram di superfice senza pali e fili.
Ma va tenuto conto che il mondo era completamente diverso 30 anni fa: internet era agli albori e i bisogni delle città seguivano logiche di densificazione urbana oggi superate. Nel frattempo, molte metropoli europee e mondiali hanno adottato soluzioni integrate e avanzate, completando progetti di infrastrutture di trasporto pubblico in tempi nettamente inferiori.
A Firenze, invece, il progetto è rimasto incagliato per anni nei meandri della burocrazia, tra ritardi, polemiche e una capacità amministrativa incapace di rispettare standard minimi di efficienza.
E ecco che oggi si celebra come un traguardo quello che altrove sarebbe stato motivo di scuse pubbliche.
La tramvia fiorentina è costata circa 32 milioni di euro al chilometro, con oltre vent’anni tra l’inizio dei lavori e il completamento della rete attuale. Un paragone con altre città europee è illuminante:
Strasburgo ha costruito un’intera rete tranviaria di 60 km in 25 anni, con costi medi di circa 15 milioni di euro/km.
Madrid, negli anni 2000, ha completato 87 km di metropolitana leggera in soli 10 anni.
Vienna ha migliorato la propria rete tranviaria storica, integrandola con nuove linee in tempi decisamente più rapidi.
Il rapporto km costi lascia un giudizio impietoso e consegna la tramvia di Firenze come la più, vecchia e costosa linea europea.
Firenze, pare evidente che sia rimasta prigioniera di iter amministrativi farraginosi e scelte che sembrano più orientate a soddisfare logiche politiche e di consenso che a risolvere realmente i problemi di mobilità urbana.
Chi può festeggiare sicuramente come un successo quantomeno economico è chi la gestisce.
La gestione della tramvia è senza dubbio un successo economico per la società che la opera, dato che non esistono alternative pubbliche efficienti per i cittadini. Ma per i fiorentini, il quadro è meno roseo:
Trasporti privati penalizzati: i parcheggi per motorini sono stati drasticamente ridotti, mentre le auto euro 5 sono ormai bandite da gran parte della città. Questo senza offrire valide alternative di trasporto pubblico, creando una mobilità forzata a favore della tramvia, spesso sovraffollata in alcuni tratti e sottostimata per le attuali esigenze.
Costi pubblici ingenti: gran parte del progetto è stato finanziato con contributi pubblici, mentre l’inefficienza ha gonfiato i costi finali.
Il traffico congestionato durante i lavori e una gestione discutibile del sistema semaforico continuano a generare problemi per la viabilità, una città che in caso di minima urgenza o imprevisti che possono essere la caduta di un ’albero sui viali o un camion o furgone in panne, rischiano di bloccare quasi completamente il traffico cittadino.
Nonostante i proclami, la tramvia non risolve i problemi fondamentali di Firenze. La città è ancora priva di un sistema integrato di trasporto pubblico (come una rete di metropolitana), mentre le periferie e i comuni limitrofi sono serviti in modo insufficiente o sfruttati come parcheggi scambiatori con ciò che questo può significare in termini di aumento di pendolari e turisti. A ciò si aggiunge una pianificazione urbanistica che sembra dimenticare l’importanza del trasporto privato, indispensabile e non sostituibile in molte zone periferiche per molte categorie di cittadini, oltre a questo alcuni tratti in particolare quello da porta a Prato a Scandicci non di rado sono utilizzati da clochard, tossicodipendenti, spacciatori o borseggiatori e non di rado si sono verificate aggressioni ai danni dei viaggiatori e dei conducenti, anche recentemente, l’ultimo dei quali ha portato a minacciare uno sciopero da parte dei conducenti dei tram ormai esasperati dalle scene di degrado, minacce e aggressioni che debbono subire anche in prima persona, quasi quotidianamente.
Pertanto ci consentiranno i nostri politici Toscani e Fiorentini di non vedere nell’inaugurazione della variante Vacs non è un successo, ma eventualmente la ratifica di un insuccesso lungo trent’anni.
È la testimonianza di un’amministrazione incapace di gestire grandi progetti in tempi e con costi accettabili, celebrando come una vittoria ciò che in realtà dovrebbe essere motivo di riflessione e autocritica. Firenze, come molte città italiane, merita un cambio di passo: non bastano proclami e nastri tricolori, serve una visione moderna e una capacità amministrativa all’altezza dei tempi.
Probabilmente l’isola sull’Arno, ideata e promessa, dal Sindaco o meglio dalla Sindaca Funaro come ama farsi chiamare, sarà realizzata in tempi brevissimi entro i due mandati previsti dalla legge elettorale non occorreranno trent’anni, anche se sinceramente non vedo l’utilità di un’isola nell’Arno fiorentino.
Il Pd Toscano festeggia i propri insuccessi
A Firenze sabato 25 gennaio l’inefficienza amministrativa si è vestita di successo solo trent’anni per un tram.
L’inaugurazione della variante Vacs della tramvia di Firenze, presentata sabato scorso come un trionfo dall’amministrazione comunale, in realtà a noi sembra il festeggiamento dell’inefficienza del sistema amministrativo italiano e del Comune di Firenze in particolare.
La realizzazione di una rete tranviaria, nata come idea oltre 30 anni fa, viene oggi celebrata nonostante tempi biblici, costi spropositati e un impatto discutibile sulla mobilità cittadina. È lecito chiedersi: c’è davvero qualcosa da festeggiare?
Un progetto datato in un mondo che è cambiato, ricordo negli anni novanta il referendum consultativo del Comune di Firenze un referendum che chiedeva sostanzialmente se si preferiva una metropolitana sola o una rete tramviaria articolata di superfice a parità di costo, ovviamente posto in questi termini i pochi partecipanti (io rammento di essere stato tra questi ma votai per la metropolitana) si pronunciarono per il tram di superfice.
A quel punto dopo quest’iniziale decisione l’idea della tramvia fiorentina prese forma e fu accantonata l’idea di una metropolitana leggera, con il pretesto tra l’altro che il sottosuolo fiorentino è ricco di beni artistici, culturali e archeologici che andrebbero persi per creare un passaggio uno dei falsi problemi fatti circolare nell’opinione pubblica fiorentina come verità assoluta che lentamente si è sedimentata nei fiorentini ai quali però non si è fatto notare che in altre realtà del nostro Paese altrettanto ricche di storia e come Milano in Piazza Duomo o Piazza di Spagna a Roma hanno le loro belle fermate della metropolitana e tra le altre durante un’amministrazione di sinistra a Roma se ne sta realizzando una nuova in Piazza Venezia a due passi del Colosseo, oltretutto, ai Fiorentini preoccupati per il proprio patrimonio culturale sepolto, nessuno ha fatto notare che poco lontano a Sesto Fiorentino la cui amministrazione da sempre in simbiosi politica con il capoluogo ha consentito la realizzazione di un supermercato sopra una Villa Romana, relegandola in un angolo del parcheggio sotterraneo del supermercato stesso, opportunamente occultata ai parcheggiatori con sopra il punto vendita decathlon e sinceramente nella provincia dove la sovraintendenza ha giustamente voce su qualsiasi lavoro edile fa specie che sia stato possibile racchiudere un insediamento archeologico così importante ed esteso in un parcheggio sotterraneo di un ipermercato.
Ecco perché non solo il sottoscritto ma anche molti concittadini da sempre avrebbero preferito una metropolitana per il centro storico che potesse trasformarsi in tram di superfice, oppure similarmente a quanto realizzato a Padova un tram di superfice senza pali e fili.
Ma va tenuto conto che il mondo era completamente diverso 30 anni fa: internet era agli albori e i bisogni delle città seguivano logiche di densificazione urbana oggi superate. Nel frattempo, molte metropoli europee e mondiali hanno adottato soluzioni integrate e avanzate, completando progetti di infrastrutture di trasporto pubblico in tempi nettamente inferiori.
A Firenze, invece, il progetto è rimasto incagliato per anni nei meandri della burocrazia, tra ritardi, polemiche e una capacità amministrativa incapace di rispettare standard minimi di efficienza.
E ecco che oggi si celebra come un traguardo quello che altrove sarebbe stato motivo di scuse pubbliche.
La tramvia fiorentina è costata circa 32 milioni di euro al chilometro, con oltre vent’anni tra l’inizio dei lavori e il completamento della rete attuale. Un paragone con altre città europee è illuminante:
Strasburgo ha costruito un’intera rete tranviaria di 60 km in 25 anni, con costi medi di circa 15 milioni di euro/km.
Madrid, negli anni 2000, ha completato 87 km di metropolitana leggera in soli 10 anni.
Vienna ha migliorato la propria rete tranviaria storica, integrandola con nuove linee in tempi decisamente più rapidi.
Il rapporto km costi lascia un giudizio impietoso e consegna la tramvia di Firenze come la più, vecchia e costosa linea europea.
Firenze, pare evidente che sia rimasta prigioniera di iter amministrativi farraginosi e scelte che sembrano più orientate a soddisfare logiche politiche e di consenso che a risolvere realmente i problemi di mobilità urbana.
Chi può festeggiare sicuramente come un successo quantomeno economico è chi la gestisce.
La gestione della tramvia è senza dubbio un successo economico per la società che la opera, dato che non esistono alternative pubbliche efficienti per i cittadini. Ma per i fiorentini, il quadro è meno roseo:
Trasporti privati penalizzati: i parcheggi per motorini sono stati drasticamente ridotti, mentre le auto euro 5 sono ormai bandite da gran parte della città. Questo senza offrire valide alternative di trasporto pubblico, creando una mobilità forzata a favore della tramvia, spesso sovraffollata in alcuni tratti e sottostimata per le attuali esigenze.
Costi pubblici ingenti: gran parte del progetto è stato finanziato con contributi pubblici, mentre l’inefficienza ha gonfiato i costi finali.
Il traffico congestionato durante i lavori e una gestione discutibile del sistema semaforico continuano a generare problemi per la viabilità, una città che in caso di minima urgenza o imprevisti che possono essere la caduta di un ’albero sui viali o un camion o furgone in panne, rischiano di bloccare quasi completamente il traffico cittadino.
Nonostante i proclami, la tramvia non risolve i problemi fondamentali di Firenze. La città è ancora priva di un sistema integrato di trasporto pubblico (come una rete di metropolitana), mentre le periferie e i comuni limitrofi sono serviti in modo insufficiente o sfruttati come parcheggi scambiatori con ciò che questo può significare in termini di aumento di pendolari e turisti. A ciò si aggiunge una pianificazione urbanistica che sembra dimenticare l’importanza del trasporto privato, indispensabile e non sostituibile in molte zone periferiche per molte categorie di cittadini, oltre a questo alcuni tratti in particolare quello da porta a Prato a Scandicci non di rado sono utilizzati da clochard, tossicodipendenti, spacciatori o borseggiatori e non di rado si sono verificate aggressioni ai danni dei viaggiatori e dei conducenti, anche recentemente, l’ultimo dei quali ha portato a minacciare uno sciopero da parte dei conducenti dei tram ormai esasperati dalle scene di degrado, minacce e aggressioni che debbono subire anche in prima persona, quasi quotidianamente.
Pertanto ci consentiranno i nostri politici Toscani e Fiorentini di non vedere nell’inaugurazione della variante Vacs non è un successo, ma eventualmente la ratifica di un insuccesso lungo trent’anni.
È la testimonianza di un’amministrazione incapace di gestire grandi progetti in tempi e con costi accettabili, celebrando come una vittoria ciò che in realtà dovrebbe essere motivo di riflessione e autocritica. Firenze, come molte città italiane, merita un cambio di passo: non bastano proclami e nastri tricolori, serve una visione moderna e una capacità amministrativa all’altezza dei tempi.
Probabilmente l’isola sull’Arno, ideata e promessa, dal Sindaco o meglio dalla Sindaca Funaro come ama farsi chiamare, sarà realizzata in tempi brevissimi entro i due mandati previsti dalla legge elettorale non occorreranno trent’anni, anche se sinceramente non vedo l’utilità di un’isola nell’Arno fiorentino