Legge Regione Toscana sul fine vita l’opinione di Angelo Rossi Segretario Regionale del Pli

BySimone Margheri

Febbraio 12, 2025

Intervista ad Angelo Rossi, Segretario del Partito Liberale Italiano in Toscana: “Sul fine vita serve una legge nazionale, non regionale”

Firenze, 12 febbraio 2025 – Il dibattito sul fine vita torna al centro della scena politica in Toscana dopo l’approvazione di una legge regionale che disciplina l’accesso all’aiuto medico alla morte volontaria. Il Partito Liberale Italiano, per voce del suo presidente regionale Angelo Rossi, esprime una posizione articolata: favorevole al principio della regolamentazione, ma critico sul metodo adottato. Lo abbiamo intervistato per capire meglio la sua posizione.

Qual è la posizione del Partito Liberale Italiano sulla regolamentazione del fine vita?

Noi riteniamo che il fine vita sia una scelta personale che deve rispettare la libertà, la dignità e l’autodeterminazione dell’individuo. Crediamo che ogni persona debba poter decidere, nel rispetto di criteri chiari e garantisti, come affrontare il proprio percorso, soprattutto in situazioni di sofferenza irreversibile.

Se siete favorevoli al principio, perché criticate la legge approvata in Toscana?

Perché una normativa su un tema così delicato deve essere di competenza dello Stato, non di una Regione. Il fine vita riguarda diritti fondamentali come la dignità, la libertà personale e l’uguaglianza, che devono essere garantiti in modo uniforme su tutto il territorio italiano. Se ogni Regione approvasse una propria legge, si rischierebbe una frammentazione normativa, con disparità di trattamento tra cittadini a seconda della loro residenza e con possibili ricorsi alla Corte Costituzionale.

Quindi il PLI, se fosse stato in Consiglio Regionale, avrebbe votato contro?

No, non avremmo votato contro, ma ci saremmo probabilmente astenuti. Non contestiamo il merito della legge, ma la sua legittimità costituzionale. Riteniamo che regolamentare il fine vita sia un compito del Parlamento, non di un Consiglio Regionale.

Alcuni critici parlano di un uso politico del tema. Lei cosa ne pensa?

La tempistica dell’approvazione lascia qualche dubbio. La legge è stata varata a ridosso delle elezioni regionali, e questo solleva il sospetto che si voglia strumentalizzare politicamente un tema così serio per fini propagandistici. Invece di affrontarlo con il necessario rigore giuridico e istituzionale, sembra che si sia cercato di intercettare il consenso di una parte dell’elettorato.

In conclusione, qual è la vostra proposta sul tema?

Chiediamo che il Parlamento affronti la questione e approvi una legge nazionale chiara, che garantisca uniformità di trattamento e tutela per tutti i cittadini. Solo così si potrà evitare il rischio di normative regionali incerte e di continui ricorsi alla Corte Costituzionale.

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