Il mondo dello sport si stringe nel dolore per la scomparsa di Bruno Pizzul, giornalista e telecronista iconico, venuto a mancare il 5 marzo 2025 all’età di 86 anni a Gorizia. Con la sua voce pacata ed elegante, ha raccontato il calcio italiano e internazionale, trasformando ogni partita in un’esperienza emozionante e indimenticabile.
Dai campi di gioco al microfono
Nato a Udine nel 1938, Pizzul fu prima calciatore, vestendo le maglie di Catania e Ischia, per poi intraprendere la carriera giornalistica. Ma è stato con il microfono in mano che ha trovato la sua vera vocazione, diventando la voce ufficiale della Nazionale italiana per quasi due decenni.
Le sue telecronache hanno accompagnato intere generazioni di tifosi: dai Mondiali di Messico ‘86, con la magia di Diego Maradona, fino alla finale di USA ‘94, segnata dal rigore sbagliato di Roberto Baggio e dal suo commento addolorato.
Uno stile inconfondibile
Bruno Pizzul era molto più di un telecronista: era un narratore d’altri tempi, con una classe e un’eleganza senza pari. Mai sopra le righe, mai eccessivo, il suo racconto trasmetteva passione e competenza senza bisogno di urla, con frasi diventate leggendarie come il suo inconfondibile “Tutto molto bello”.
La sua voce ha raccontato cinque Mondiali e quattro Europei, segnando un’epoca in cui il calcio si viveva attraverso le sue parole. Dopo l’addio alla Rai nel 2002, ha continuato a lavorare come opinionista e telecronista per diversi media, tra cui La7, DAZN e Rai News 24.
Un’eredità indelebile
Bruno Pizzul lascia un vuoto incolmabile nel giornalismo sportivo. Il suo stile misurato e la sua capacità di raccontare il calcio con cultura, ironia e passione lo hanno reso un punto di riferimento per intere generazioni di appassionati.