Acli Toscana lancia un grido d’allarme: “Non è una festa, è una battaglia. Il lavoro povero è la nostra catena, spezziamola!”
L’8 marzo non è un giorno di mimose e sorrisi di circostanza. È un pugno nello stomaco, un promemoria amaro delle disuguaglianze che ancora soffocano le donne italiane. Mentre il mondo celebra, noi ci chiediamo: cosa c’è da festeggiare? Salari da fame, precariato, violenza di genere: questa è la nostra realtà. Acli Toscana alza la voce, non per piangere, ma per ruggire: “Basta!”.
La gabbia dorata del lavoro povero
Il divario salariale è un abisso che inghiotte le nostre ambizioni. Il lavoro povero, una trappola dorata che ci costringe a elemosinare dignità. Siamo le regine del precariato, le schiave moderne di un sistema che ci vuole invisibili. Ma noi non ci stiamo.
Tre mosse per la rivoluzione
Acli Toscana non si limita a denunciare, propone soluzioni concrete, tre mosse audaci per una rivoluzione silenziosa:
- Tagliamo le catene dei salari: incentivi fiscali per le aziende virtuose, premi per chi paga equo. Vogliamo far tremare i bilanci, premiare chi ci rispetta.
- Speziamo le sbarre del precariato: contratti a tempo indeterminato, tutele per le professioni a rischio. Non vogliamo più elemosinare stabilità, la pretendiamo.
- Squarciamo il velo dell’opacità: sistemi di controllo sui salari, monitoraggio costante. Vogliamo vedere chiaro, sapere quanto valiamo, e non accettare meno.
Non elemosiniamo, pretendiamo!
Non è una questione di “parità”, è una questione di giustizia. Il nostro contributo non è un favore, è un diritto. Vogliamo essere artefici del nostro destino, non comparse in un film scritto da altri.
L’8 marzo è una battaglia, non una festa
Non ci bastano le mimose, vogliamo i fatti. Vogliamo salari equi, contratti stabili, rispetto. Vogliamo un mondo in cui le nostre figlie non debbano lottare per la stessa dignità che noi oggi pretendiamo.
Un appello a tutte le donne
Uniamoci, facciamoci sentire. Non siamo sole. Insieme, possiamo spezzare le catene, abbattere i muri, conquistare il futuro che ci spetta.