Il cortometraggio di Alexandros Lomis chiude la Settimana della Legalità, esplorando le conseguenze della detenzione su chi rimane fuori, tra isolamento e speranza
Un bambino che affronta l’assenza di un padre detenuto, una madre che lotta con il peso emotivo della distanza e delle barriere burocratiche: sono questi i temi centrali di “Limbo”, il cortometraggio di Alexandros Lomis, che sarà proiettato sabato 16 novembre alle ore 18 al Teatro La Fiaba di Firenze (parrocchia Isolotto). L’evento conclude la Settimana della Legalità, promossa da Caritas Firenze in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università di Firenze, Fondazione Solidarietà Caritas, Libera Toscana e Associazione Seconda Chance.
“Limbo” racconta la storia di Renato, un bambino di 8 anni, e del suo tentativo di comprendere un sistema di regole che lo separa dal padre, detenuto in una città lontana. La madre, nel frattempo, affronta il dolore della separazione e le difficoltà di gestire un rapporto familiare ostacolato da una burocrazia che spesso sembra insensibile. “Il cortometraggio esplora il peso della detenzione non solo sui detenuti ma anche sulle loro famiglie,” spiega Alina Tamas, responsabile Area Giustizia e Carcere di Fondazione Solidarietà Caritas. “Mostra come la distanza e le scarse possibilità di colloquio creino angoscia e un senso di disconnessione, rendendo difficile mantenere la speranza”, sottolinea Tamas.
Dopo la proiezione del film, il pubblico sarà invitato a partecipare a un dibattito aperto sul tema del carcere, con spazio per domande e riflessioni. L’obiettivo è far emergere non solo le problematiche della detenzione ma anche le possibili soluzioni per promuovere un sistema più umano ed equo.
La Fondazione Solidarietà Caritas, tra i promotori dell’evento, si impegna attivamente nell’accoglienza di persone sottoposte a misure alternative alla detenzione. Le sue strutture, come il centro Il Samaritano e Casa Mimosa, offrono sostegno a persone a fine pena, mentre gli sportelli della fondazione si occupano della gestione dei Lavori di Pubblica Utilità (LPU) e della Messa alla Prova (MAP). Questi progetti mirano a favorire il reinserimento sociale, riducendo il distacco tra chi è detenuto e la comunità.
La proiezione di “Limbo” non è solo un momento artistico, ma un’occasione per riflettere su una realtà spesso ignorata: il carcere non è un universo separato, ma un’esperienza che impatta profondamente anche sulle famiglie e sulla società nel suo complesso. Un invito a interrogarsi su come il sistema possa diventare più giusto, più umano e più vicino ai bisogni di chi ne è toccato.