Marco Marchionni è un ex calciatore italiano, noto per il suo percorso con la Juventus e la Fiorentina. Nato il 22 luglio 1981 a San Severino Marche, Marchionni ha giocato come centrocampista e ala, con una grande velocità e tecnica. Dopo il ritiro dal calcio giocato, ha intrapreso la carriera da allenatore e attualmente guida il Ravenna, in Serie D, portando la squadra a risultati positivi, tra cui la vittoria della Coppa Italia di Serie D e una lotta per la promozione in Serie C, nella città dove è sepolto Dante.
FN: Buongiorno, mister Marchionni. È un piacere parlare con lei. La prima domanda riguarda il suo passato: ha giocato sia con la Fiorentina che con la Juventus. Che emozioni prova quando vede questa sfida tra le due squadre?
MM: Ogni volta che vedo questa partita mi si risvegliano delle emozioni forti. Quando ero alla Juventus, c’era sempre una grande pressione, quella di vincere in ogni partita, ma con la Fiorentina questa sfida era sentita molto di più dai tifosi. Sapevo quanto fosse importante per loro e quella tensione mi dava una motivazione ulteriore per scendere in campo con la giusta mentalità.
FN: Quali sono i suoi ricordi più belli legati alle partite tra Fiorentina e Juventus?
MM: Ricordo soprattutto l’atmosfera che si respirava a Firenze, un’atmosfera che non si trova in molte altre città. La passione dei tifosi era incredibile e c’era sempre un’energia che ti spingeva a dare il massimo. Da giocatore della Juventus, la sfida era sempre importante, ma da giocatore della Fiorentina sentivo la partita come un’occasione per dimostrare il nostro valore. Ogni volta che si riusciva a vincere era una grandissima soddisfazione.
FN: Ha un aneddoto particolare legato a questa sfida che vuole condividere con noi?
MM: Non c’è un episodio che mi viene in mente in modo particolare, ma quello che ricordo sempre con piacere è la tensione positiva che c’era prima della partita. A Firenze, i tifosi erano così coinvolti che riuscivano a trasmetterti una carica incredibile. Da parte mia, cercavo di concentrarmi sull’importanza di quella sfida, cercando sempre di dare il massimo.
FN: È stato compagno di mister Palladino, che ora è allenatore. Come era come giocatore e cosa pensa possa trasmettere alla sua squadra?
MM: Raffaele è sempre stato un professionista esemplare, molto attento a ogni dettaglio e meticoloso nel suo approccio al gioco. Come allenatore, sono sicuro che stia trasmettendo alle sue squadre quella stessa mentalità da professionista, quella dedizione e quella passione che caratterizzavano il suo percorso da giocatore. È uno che sa come motivare i suoi ragazzi e curare ogni minimo particolare.
FN: Che tipo di partita si aspetta dal punto di vista tattico tra Fiorentina e Juventus?
MM: Penso che entrambe le squadre non stiano attraversando il miglior momento, quindi mi aspetto una partita molto aperta. Entrambe le squadre cercheranno di fare una prestazione perfetta per risollevarsi, quindi vedremo una partita combattuta, dove tutti cercheranno di giocare a viso aperto e di non lasciare nulla al caso.
FN: La Fiorentina ha spesso vissuto questa gara come una “partita dell’anno”. Per la Juventus è lo stesso?
MM: Per la Juventus è un po’ diverso. La Juve affronta ogni partita con la stessa mentalità, cercando di vincere sempre, perché la squadra è abituata a competere per tutti i trofei. La Fiorentina, invece, vive questa partita con un’intensità speciale, dato il significato che ha per i suoi tifosi. È una partita che porta con sé una carica emotiva che è difficile trovare in altre gare.
FN: Quali differenze nota tra il calcio che si giocava ai suoi tempi e quello di oggi?
MM: Ci sono molte differenze. Oggi il calcio è più fisico e il ritmo è molto più alto. Le squadre sono preparate in maniera incredibile sotto ogni aspetto, dalla condizione atletica alla preparazione tattica. Ai miei tempi c’era più spazio per pensare e giocare con la testa, mentre ora il gioco è più veloce, più intenso e i giocatori devono essere in grado di affrontare una pressione continua.
FN: Che opinione ha sui mister Raffaele Palladino e Thiago Motta? Quali sono le loro principali qualità?
MM: Sono due allenatori molto preparati e con idee ben precise. Raffaele Palladino è uno che sa come motivare e ottenere il massimo dai suoi giocatori. È molto meticoloso, attento ai dettagli, e ha una mentalità vincente che riesce a trasmettere alla squadra. Thiago Motta, invece, è un allenatore che predilige un gioco offensivo e spettacolare. Ha un’idea ben precisa del calcio che vuole far praticare e le sue squadre sono molto organizzate tatticamente. Entrambi sono allenatori che danno una grande identità alle loro squadre.
FN: Due doppi ex in attacco: Dusan Vlahovic, che non sta attraversando un grande periodo alla Juventus, e Moise Kean, che si sta rilanciando a Firenze. Quale dei due giocatori pensa possa essere decisivo nella sfida?
MM: Sicuramente ci si aspetta molto da entrambi. Personalmente, però, sceglierei Moise Kean, per il momento positivo che sta vivendo a Firenze e per il legame che ha con mister Palladino. Kean ha ritrovato la sua condizione e può essere molto pericoloso. Vlahovic è un attaccante di grande valore, ma non sta attraversando il suo periodo migliore, anche se resta sempre un giocatore capace di fare la differenza.
FN: Per concludere, come sta andando la sua stagione al Ravenna? È soddisfatto del percorso della squadra?
MM: La stagione sta andando molto bene. Abbiamo vinto la Coppa Italia di Serie D, un traguardo storico per la società, ma ora l’obiettivo è vincere anche il campionato e cercare la promozione in Serie C. La squadra sta lavorando bene e, anche se sappiamo che il cammino non sarà facile, siamo concentrati e motivati. La partita contro il Forlì sarà fondamentale per le nostre ambizioni, quindi dobbiamo concentrarci su quella sfida.
FN: La sua squadra gioca in una città storica, Ravenna, famosa anche per essere la città dove è sepolto Dante Alighieri. Quanto crede che la storia e la cultura della città possano influenzare l’approccio della squadra e dei tifosi?
MM: Ravenna è una città con una grande storia e una forte identità culturale, e questo sicuramente influisce sull’approccio della squadra e sulla passione dei tifosi. Il legame con Dante Alighieri e con la storia medievale della città è un elemento che rende Ravenna unica. Questo senso di appartenenza alla tradizione e alla cultura si riflette anche nell’ambiente che si crea attorno alla squadra. I tifosi sono molto appassionati e la storia della città ci motiva a fare sempre del nostro meglio.
