L’attivismo politico del partito storico di sinistra cittadino ininterrottamente al governo cittadino dal dopoguerra si sta intensificando. Firenze non conosce discontinuità dal dopoguerra ad oggi e ad ogni tornata elettorale gli sfidanti si sono infranti contro i candidati del P.C.I. poi P.D.S. oggi PD come nuvole al vento.
La forza di uno zoccolo duro e di una partecipazione diffusa da sempre sono la manifestazione di una strutturazione nel territorio che ha garantito ai suoi candidati la possibilità di poter vincere facilmente, complice anche il disinteresse di investire nella politica cittadina da parte degli avversari politici a livello nazionale.
Il PD a Firenze è stato, e sembra esserlo ancora, un gigante politico ma in realtà a veder bene ultimamente sembra essere un gigante dai piedi d’argilla. Infatti, nelle ultime ore si sono tenute due diverse manifestazioni dagli esiti molto diversi, da una parte una manifestazione pro Palestina che ha visto un’ importante partecipazione, e dall’ altra un presidio antifascista tenutosi oggi in Piazza Duomo che ha visto poche decine di partecipanti.
Al netto del fatto che possa esserci molta differenza di partecipazione dovuta a motivi interni del PD difficilmente analizzabili dall’ esterno e al netto del fatto che può esserci stata una differente informazione, preparazione e pubblicità di questi due eventi, salta comunque all’occhio il flop del presidio antifascista.
A questo punto val bene la pena chiedersi perché la causa palestinese trova ovvio e facile consenso e quella antifascista no.
Ciò che appare quasi paradossale storicamente è che la sinistra propone due retoriche e narrative apparentemente simili ma in realtà in contraddizione tra loro.
L’antifascismo è un sano e giusto sentimento di avversione nei confronti di quello che è stato il periodo fascista, ma dovrebbe anche raccogliere un risentimento contro tutte quelle esperienze, ideologie, politiche che sono antiliberali che osteggiano o mirano a limitare la libertà individuale, di espressione, di proprietà e soprattutto nei confronti di tutte le forme di razzismo prima tra tutte l’antisemitismo del quale il Nazifascismo si macchiò in modo indelebile.
Il citare troppo spesso certi temi, senza apparenti motivi se non quelli di eccitare l’immaginazione di un elettorato politico ormai sempre più radicalizzato potrebbe essere rischioso e portare il partito ad inseguire Chimere di un passato relativamente recente che potrebbero fare si di creare un distacco emotivo verso certe tematiche percepibili dal comune cittadino come lontane, storicamente e geograficamente rendendole pericolosamente anacronistiche e consentendo il rischio di aprire le porte al revisionismo storico, preludio del negazionismo prima e del giustificazionismo poi.
Ecco perché i colori di, libertà, eguaglianza, rispetto e tolleranza non dovrebbero mai essere identificati con o da una parte politica, perché la contrapposizione è un gioco rischioso.
Forse anche è questo il motivo principale per cui il PD , gigante dai piedi d’argilla, rischia di non vedere quelle crepe nelle proprie calzature che potrebbero causarne la caduta, crepe sempre più evidenti nel quotidiano con rapine ai minori presso le fermate della tramvia, spaccio dilagante, furti quotidiani con spaccate ai negozi e auto che sembrano assomigliare a veri e propri saccheggi, rincari Irpef per sostenere una sanità sempre più in crisi , iniziative eco green che mirano a sanzionare i possessori di auto euro 5 , imponendo di fatto una tassa ecologica per non vedere limitato il proprio diritto alla circolazione.
Dal dopoguerra ad oggi probabilmente le opposizioni cittadine non hanno mai avuto una occasione più propizia per tentare di individuare un piccolo David in grado di poter fare cadere questo gigante ormai in evidente crisi.