Nelle scorse settimane, le città di Pisa e Firenze sono state teatro di proteste e scontri, culminati con l’identificazione e la segnalazione di 9 manifestanti alle procure locali. I fatti, avvenuti nel contesto di manifestazioni pro Palestina, hanno sollevato interrogativi sulla condotta delle forze dell’ordine e sulle modalità di gestione delle proteste.
A Pisa, nonostante nessuno sia ancora stato iscritto nel registro degli indagati, il ministro dell’Interno Piantedosi ha riferito di quattro denunce per resistenza aggravata a pubblico ufficiale e violazione dell’articolo 18 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza. Secondo quanto dichiarato, tutti i soggetti coinvolti sono maggiorenni con precedenti legati all’ordine pubblico. L’inchiesta è aperta da giorni e si indaga sulle possibili ipotesi di reato, tra cui lesioni personali e violenza privata.
In totale, sono stati segnalati 15 feriti tra i manifestanti, di cui 11 minorenni, e due tra le forze dell’ordine. Si sta analizzando attentamente il materiale video per comprendere le dinamiche degli scontri e valutare la proporzionalità dell’intervento delle forze dell’ordine. Intanto, le famiglie dei ragazzi feriti si stanno organizzando per intraprendere azioni legali.
Anche a Firenze, l’inchiesta è in corso e ci sono cinque manifestanti denunciati. Si tratta di maggiorenni appartenenti al sindacato Sì Cobas e ai Collettivi studenteschi, segnalati per le stesse ipotesi di reato dei manifestanti pisani. La Digos sta cercando filmati che possano chiarire la sequenza degli eventi, dalla manifestazione al consolato Usa alle azioni di protesta fino alla reazione delle forze dell’ordine con l’uso dei manganelli, che ha causato cinque feriti.
Le tensioni rimangono alte e sono previste nuove manifestazioni nelle prossime giornate, alimentando il clima di incertezza e preoccupazione nelle due città toscane.