Nato a Marsciano, cittadina in provincia di Perugia, il 1° aprile 1954, Giancarlo Antognoni inizia a giocare nelle giovanili della San Marco Juventus. A 15 anni passò nel settore giovanile del Torino, per poi essere ceduto all’Asti, società piemontese militante in Serie D, dove realizzò quattro goal. Nel 1972, Ugolini fece una scommessa: prendere Antognoni. Quella scommessa fu l’inizio di una storia d’amore tra lui e la Fiorentina. Sborsò 435 milioni di lire. Il debutto in Serie A avvenne all’età di 18 anni contro il Verona al Bentegodi, vittoria per 2-1 per i toscani. Antognoni scese in campo con la casacca numero 8 in un’epoca in cui le divise personalizzate erano impensabili. Antognoni viene soprannominato l’uomo che gioca guardando le stelle. Molti giovani arrivarono a Firenze in quella stagione: Mimmo Caso, Moreno Roggi, Vincenzo Guerini e Claudio Dosolati. A Firenze, Antognoni rimase per ben 15 anni, rifiutando proposte dall’estero e da società prestigiose. Nel 1974/1975 vinse la Coppa Italia sotto la guida di Mario Mazzoni battendo 3-2 il Milan di Giannoni. Sempre nel 1975, la Fiorentina vinse la Coppa di Lega Italo-Inglese, superando il West Ham, avversario già temibile a quell’epoca. Dopo il passaggio di proprietà alla famiglia Pontello, Giancarlo divenne il capitano, ereditando la fascia da Ennio Pellegrini. In quell’anno era allenatore Agroppi e la Viola sfiorò la vittoria dello scudetto nel 1981/1982. Nel 1981, al Comunale si giocava Fiorentina-Genoa. I toscani erano quarti in classifica a tre punti dalla Roma. La Fiorentina stava vincendo 2-1. Al 55° del secondo tempo, Antognoni fu lanciato in contropiede: la palla ci arrivò ma, mentre si accingeva a calciare in porta, il portiere ospite Martina si avventò su di lui con la gamba sollevata. L’estremo difensore rossoblù sopraggiunse in volo e il suo ginocchio destro colpì in pieno la testa del capitano viola. Un urto tremendo, Antognoni crollò sul terreno di gioco, e un massaggio cardiaco riuscì a farlo ripartire. Fu trasportato in Ospedale dove gli venne diagnosticata una doppia frattura alla regione parietale sinistra, il giorno dopo venne operato per la rimozione del ematoma, ritornò in campo dopo quattro mesi il 21 marzo 1982 contro il Cesena, giusto in tempo per dare un contributo fondamentale alla cavalcata Mondiale di Bearzot. Martina finì in tribunale per l’infortunio creato ma fu lo stesso Antognoni a scagionarlo. Altro infortunio grave fu contro i gemellati della Sampdoria, i toscani erano guidati da De Sisti, sognavano di prendere lo scudetto perso due stagioni prima, il numero 10 finì a terra dopo una gravissima entrata del blucerchiato Luca Pellegrini, fu una frattura scoppiata alla tibia e perone, infortunio molto grave, tornò in campo il 24 novembre 1985 nel pareggio esterno contro il Bari, il 10 maggio 1987 esordì con i colori Viola, Roberto Baggio, sarà proprio il fuoriclasse di Caldogno a prendere l’eredità di Giancarlo Antognoni, nell’estate successiva lasciò la squadra per giocare altri due anni in Svizzera nel Losanna. Campione del Mondo in Nazionale. Oltre alla maglia Viola, fu decisivo anche con quella Azzurra, quella dell’Italia. Disputò due Mondiali e un Europeo, vincendo quelli del 1982 in Spagna e piazzandosi nel 1978 in Argentina e nel 1980 in Italia. Il Ct Enzo Bearzot lo vedeva come un regista offensivo. In Spagna fu decisivo, visto anche la fiducia: indossava la maglia numero 9, eliminarono Argentina e Brasile, le due favorite. Particolarmente importante è la prestazione contro la Seleçao di Telé Santana, con il goal del possibile 4-2 per l’Italia, assolutamente valido, che gli viene ingiustamente annullato dall’arbitro per un fuorigioco inesistente. Antognoni ha un rammarico nella sua carriera che saltò la finale contro la Germania Ovest, a quei tempi c’era ancora il Muro di Berlino. Antognoni si ritirò dalla Nazionale collezionando 73 presenze e 7 reti: il 16 novembre 1983 fu la sua ultima partita. Dirigente e simbolo del cuore Viola. Chiusa la carriera calcistica, Antognoni non restò per molto lontano da Firenze. I Cecchi Gori gli offrirono un ruolo come dirigente. Tornò alla Fiorentina e portò giocatori del calibro di Rui Costa, Francesco Toldo, Stefan Effenberg e Brian Laudrup. “Dal 1990 al 2001 ho fatto un po’ di tutto,” racconterà. “Osservatore, team manager e Direttore generale. Il fiore all’occhiello della mia gestione resta comunque Rui Costa. Lo acquistammo per 7 milioni di dollari dal Benfica.” Nel 2001 lasciò anche lui la società dopo l’addio di Terim. Nel 2005 fu nominato osservatore delle Nazionali Giovanili e dal 2006 capo delegazione dell’Italia Under 21. Nel 2017 la famiglia Comisso, Joe Barone, lo nominarono come Club Manager. Chissà che un ritorno dopo la morte di Joe Barone non possa succedere, per portare nuovi talenti nella culla del Rinascimento.
Buon Compleanno Giancarlo dalla redazione di Firenze News