Samuele Manetti racconta il percorso dell’Abc Solettificio Manetti nella seconda fase di B Interregionale, culminato con la salvezza diretta
Un vero e proprio capolavoro. Sette vittorie in otto partite, da fanalino di coda con lo spettro della retrocessione che bussava alla porta, alla salvezza diretta scampando addirittura lo spareggio playout. E, come nella miglior tradizione dei lieto fine più romantici, il sigillo è arrivato soltanto all’ultima giornata, a 400 km di distanza da Castelfiorentino. E’ stato a Corneliano d’Alba che l’Abc Solettificio Manetti ha messo definitivamente le mani su quella salvezza che, di settimana in settimana, di partita in partita, si faceva sempre più concreta, raggiungendo l’obiettivo dichiarato ad inizio stagione: la permanenza in serie B.
Ne parliamo con coach Samuele Manetti, traghettatore del sodalizio gialloblu nella seconda fase, quando ha preso in mano la guida della squadra a seguito delle dimissioni di Walter Angiolini, giunte dopo 18 mesi dall’arrivo a Castelfiorentino del tecnico livornese, il cui percorso in maglia Abc ha racchiuso il ritorno in serie B, seguito da un inizio tortuoso nella nuova serie Interregionale.
Samuele, è indubbio che la permanenza in categoria fosse il traguardo a cui tutti ambivate, ma effettivamente la situazione all’inizio della seconda fase era quanto meno complessa: quando ti sei reso conto che la salvezza diretta poteva realmente essere un obiettivo raggiungibile?
La prima cosa che ho chiesto alla squadra a febbraio è stata quella di resettare. Era l’unico modo con cui potevamo provare a svoltare la stagione e cercare di far diventare questa seconda fase un campionato a parte, mettendo un punto su tutte le difficoltà che c’erano state e cercando di ripartire. Che la salvezza diretta potesse essere effettivamente raggiungibile l’ho capito dopo la prima vittoria a Collegno. La squadra si era allenata bene ed ha approcciato con un piglio diverso. Pur iniziando la gara di rincorsa i ragazzi hanno reagito andando a prendersi i primi due punti. Lì ho capito che la testa era cambiata e che potevamo far bene anche nelle restanti sette partite, come poi abbiamo fatto. Perché sono dell’idea che anche la fortuna aiuta gli audaci e quando hai l’atteggiamento giusto questo si riflette anche sul risultato.
Che cosa ha fatto scattare la reazione della squadra e quanto l’aspetto mentale ha influito rispetto a quello puramente tecnico?
Forse il cambiamento ha effettivamente aiutato, nonostante a livello tecnico e tattico si sia cambiato pochissimo. Ciò che più ha contato è stato l’aspetto mentale, perché a livello tecnico questa squadra ha sempre avuto qualità, ma serviva innanzitutto ritrovare una situazione di fiducia e serenità. Poi, nel momento in cui la testa è cambiata, le capacità dei singoli giocatori e l’alchimia del gruppo hanno fatto il resto.
Qual è stato il principale punto di forza della squadra?
Sicuramente il riuscire a lavorare seriamente, con professionalità, ma ricordandosi che questo è un gioco e dobbiamo anche divertirci. E questa è una squadra che possiede questa grande capacità. Un gruppo che sa stare bene insieme, sia in campo che fuori, composto da giocatori che hanno saputo e voluto sacrificare qualcosa delle proprie qualità personali per trovare il giusto equilibrio di squadra al fine di rincorrere un obiettivo comune.
Che cosa significa per te questo traguardo con la maglia dell’Abc?
Aver avuto l’opportunità di guidare la squadra del mio paese e della società in cui sono cresciuto per queste otto partite, e farlo con questo gruppo, è stato un onore. Al di là di quello che sarà il futuro, decisioni che spetteranno alla società, raggiungere la salvezza in questa categoria con la maglia dell’Abc è un sogno che si realizza.
Ed infine un pensiero a chi ti ha preceduto e a chi ti ha accompagnato in questo viaggio…
Pur marginalmente, fin da inizio stagione ho fatto parte dello staff curando le sedute di allenamento individuale all’interno del progetto ‘Abc Evolution’ ed ovviamente, essendo amico di Walter (Angiolini), mi è dispiaciuto che le cose non funzionassero. Lo sport però è anche questo. La scorsa stagione è stata straordinaria, quest’anno non è andata altrettanto bene ma queste stagioni ci sono, fanno parte del gioco. Sicuramente quando le cose non funzionano le responsabilità sono sempre da spartire tra staff, squadra e società. Walter è un allenatore preparato, competente, che sono certo farà bene ovunque andrà, ed ovviamente il legame e l’amicizia ci sono e resteranno al di là del campo. Per quanto riguarda Claudio Calvani e Fulvio Cantini, che mi hanno accompagnato in questo viaggio, non posso che ringraziarli. Sono due persone a cui voglio bene e che hanno messo a disposizione tutto il loro bagaglio tecnico, la loro esperienza e l’indiscussa passione dando a me e alla squadra una mano esperta molto importante. Un traguardo che abbiamo raggiunto tutti insieme.