Sono consapevole di essere un “Signor Nessuno”, ma non in senso negativo, bensì positivo. Le città e le comunità sono costruite e fondate proprio da persone come me, dai tanti “Signor Nessuno” che ogni giorno escono dalle loro case, moderne evoluzioni delle caverne, per affrontare una caccia quotidiana, alla ricerca del necessario per sopravvivere e garantire al proprio ristretto gruppo sociale, la famiglia, di poter fare altrettanto.
I “Signor Nessuno” di oggi non devono più temere tigri dai denti a sciabola o altri predatori naturali. La minaccia proviene da predatori diversi, appartenenti alla nostra stessa specie. Per difendersi, i “Signor Nessuno”, molto tempo fa, hanno delegato la funzione di protezione a una struttura sociale, lo Stato. Questo Stato, composto da tanti “Signor Nessuno”, permette loro di vivere e lavorare in sicurezza, protetti da altre “api” dedite a evitare che vespe o altri alveari possano rubare o danneggiare il loro operato.
Nel tempo, lo Stato si è evoluto, assumendo compiti sempre più complessi, utili e lodevoli, come la costruzione di strade, scuole e ospedali. Per sostenere questi servizi, i “Signor Nessuno” hanno accettato di contribuire economicamente, secondo le proprie possibilità. Questo, in sintesi, è come un “Signor Nessuno” vede la società: un’organizzazione che, grazie ai contributi di tutti, garantisce i servizi fondamentali per il benessere e la prosperità individuale e collettiva.
Non tutte le comunità, però, decidono di allocare le risorse raccolte nello stesso modo. Nel tempo, i “Signor Nessuno” hanno sviluppato due approcci distinti per prendere queste decisioni. Il primo approccio è stato quello di delegare tutte le decisioni a una o poche persone senza alcun tipo di controllo, fiduciosi che l’ape regina fosse sempre in grado di prendere le decisioni giuste. Il secondo approccio ha portato all’invenzione della politica, un sistema in cui i “Signor Nessuno” eleggono periodicamente i loro rappresentanti, potendo così verificarne l’operato e, se necessario, sostituirli. Questo sistema offre ai “Signor Nessuno” almeno l’illusione di poter influire sul proprio destino, differenziando le comunità democratiche da quelle autocratiche.
Il problema della politica, tuttavia, è quello di destinare le risorse in base alle reali necessità della comunità. Queste necessità si possono sintetizzare in alcuni settori fondamentali: sicurezza, difesa, giustizia, salute, previdenza, istruzione e infrastrutture. La sostenibilità di ciascuno di questi settori è essenzialmente di natura economica, e poiché la ricchezza non può essere semplicemente stampata, ma deve essere creata e distribuita, il compito dei rappresentanti eletti è quello di decidere come allocare al meglio le risorse disponibili, seguendo le indicazioni dei “Signor Nessuno” che li hanno eletti.
Purtroppo, è proprio qui che il sistema spesso entra in crisi. I politici, infatti, tendono a destinare le risorse non in base alle reali necessità, ma dove la maggioranza dei “Signor Nessuno” preferisce. Tuttavia, i desideri della maggioranza non sempre coincidono con le esigenze reali. Nel tentativo di accontentare i propri sostenitori, i politici rischiano di sprecare risorse preziose, che potrebbero essere destinate a settori realmente utili per la comunità.
Questo è il limite delle decisioni politiche. Come disse il sociologo tedesco Max Weber, “La politica è una forte e lenta perforazione di tavole dure, che esige sia passione sia lungimiranza.” Senza questa lungimiranza, i politici rischiano di perdersi nelle necessità immediate e di breve termine, dimenticando le esigenze strutturali della società.
Un altro avvertimento ci viene dall’economista John Maynard Keynes, secondo il quale “Gli uomini pratici, che credono di essere esenti da qualsiasi influenza intellettuale, sono di solito schiavi di qualche economista defunto”. Questo ci ricorda quanto sia facile per i politici essere guidati dalle idee più popolari del momento, senza considerare le conseguenze a lungo termine delle loro decisioni.
L’unico modo per evitare tali errori è che la politica si concentri sulle priorità, lasciando fuori dai compiti istituzionali ciò che può essere svolto spontaneamente dalla comunità. È fondamentale, quindi, che lo Stato si occupi di poche cose, ma lo faccia al meglio, concentrandosi su ciò che è essenziale per il benessere comune: difesa, sicurezza e giustizia.
Come affermava il filosofo ed economista Adam Smith, “La grandezza di uno Stato consiste nella quantità di uomini che vengono mantenuti con i piccoli redditi”. Solo così i “Signor Nessuno” potranno continuare a vivere serenamente, consapevoli che le fondamenta della loro comunità siano solide e ben gestite.